La trasformazione tecnologica, che procede con la velocità del terzo millennio, obbliga anche i super-big del settore a un aggiornamento continuo: lo testimonia Intel, universalmente conosciuta per i suoi processori, che si sta trasformando in una data company. Perché, spiega Maurits Tichelman, vice presidente Sales and Marketing Group e general manager Global Markets and Partners EMEA, «il potere dei dati è enorme», e a testimoniarlo ci sono i numeri della cosiddetta «data centrci transformation», forniti dal palco di SMAU Milano 2018, teatro dell’Intel summit 2018. Entro il 2025, in base alle previsioni comunicate da Sergio Patano, di IDC, ci saranno 163 Zb di dati. L’unità di misura non è facilmente comprensibile, ed ecco la traduzione: sulla carta (cioè, su supporto cartaceo), verrebbe occupato una spazio pari a due volte e mezzo l’andata e ritorno sulla luna. Non solo già oggi, aggiunge Tichelman, il 90% dei dati prodotti negli ultimi due anni viene elaborato attraverso l’intelligenza artificiale.
Le tecnologie chiave sono cloud, intelligenza artificiale, analytics, internet of things. Dunque, la mission di Intel, in ottica di company data driven, è quella di potenziare il cloud e i servizi collegati. Naturalmente, resta la rilevanza del segmento core, ovvero i processori per i pc.
Perché pur con tutti i device che ora la tecnologia mette a disposizione, sia per il mercato consumer sia per quello business, c’è un dato che Intel sottolinea: «siamo, oltre che nell’economia dei dati, anche nell’epoca della distrazione. E spesso è proprio la tipologia di esperienze tecnologiche che quotidianamente siamo abituati ad avere che provocato questa distrazione.
Ebbene, il pc è invece considerato il luogo in cui gli addetti ai lavori si concentrano, nel senso che è il mezzo ancora oggi più adatto alle operazioni che richiedono, appunto, una soglia elevata di impegno.
Detto in parole ancora più semplici, è il mezzo con cui si lavora. Gli studi dimostrano che distrae meno dello smartphone, e favorisce invece maggiormente efficienza e produttività. Quindi, le attività che richiedono attenzione vengono meglio svolte sul pc che non sui device mobile, che presentano indubbiamente invece altre tipologie di vantaggi.
In generale sono tre i driver del cambiamento tecnologico identificati: concentrazione, creatività, comunicazione e community. Le tecnologie devono essere implementate in base a questi punti di riferimento. I vettori di innovazione possono quindi essere: le performances, la batteria (in ottica smart working), connettività (adeguata e veloce), grafica, il cosiddetto form factor (letteralmente, la forma del device), e l’intelligenza artificiale.
Sono le caratteristiche di quella che Sergio Patano, Senior Research and Consulting Manager, attribuisce alla cosiddetta “era della terza piattaforma”. Dopo l’avvento del pc (prima piattaforma) e di Internet (la seconda), ora siamo nell’epoca di cloud, social, data entry, mobility. Le tecnologie abilitanti per le imprese: 3d printing, robotica, Iot, realtà aumentata, sicurezza.
Tutto questo, sottolinea ancora Patano, deve rappresentare un quadro all’interno della quale ogni azienda poi deve decidere di muoversi autonomamente. «Non ci sono regole d’oro da seguire pedissequamente, anzi ogni azienda è una storia a sè, e quindi il suggerimento più importante è che le regole poi devono essere calate nelle diverse realtà».