La Commissione UE ha respinto la manovra italiana, o meglio il Documento programmatico di bilancio (DEF), anche a valle del chiarimenti sottomessi per mezzo della lettera del ministro Tria.
A questo punto l’Italia ha tre settimane per inviare a Bruxelles la nuova proposta, che dovrà superare le critiche che hanno accompagnato questa versione, ovvero rispetto al “fardello di 37mila euro per cittadino che lascia senza respiro l’economia italiana”.
La bocciatura dell’UE
A formalizzare la decisione è stato il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, che insieme al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha dichiarato:
E’ con molto dispiacere che sono qui oggi, per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative. Sfortunatamente i chiarimenti ricevuti ieri non erano convincenti.
Di un certo rilievo anche le considerazioni che hanno accompagnato la decisione:
La tentazione di “curare il debito con più debito” a un certo punto porta il debito ad essere insostenibile. Nel 2017 il debito dell’Italia era il 131% del PIL, il secondo più elevato dell’Unione e uno dei più elevati a livello mondiale e ogni anno ogni contribuente deve farsi carico del suo costo.
Nella formalità delle dichiarazioni il commissario agli Affari economici UE ha voluto specificare che la
Commissione non intende sostituirsi alle Autorità italiane nella definizione delle politiche interne, ad esempio quelle di lotta alla povertà. Quello che ci preoccupa è l’impatto di bilancio di queste politiche sui cittadini.
La risposta dell’Italia
In attesa di sviluppi, nel frattempo il Governo sembra tenere il punto. Il premier Giuseppe Conte, nel corso di un’intervista ricorda di dover considerare che:
Non siamo giocatori d’azzardo che scommettono sul futuro dei propri figli alla roulette. Questo Esecutivo non accompagnerà l’Italia fuori dall’Europa. Ci sentiamo a casa in Europa e pensiamo che l’euro è e sarà la nostra valuta, la valuta di mio figlio che ha 11 anni e quella dei miei nipoti. Siamo pronti forse a ridurre, ad operare una spending review, se necessario.