La laurea rappresenta sempre un titolo di studio ambito e determinante non solo per accedere a determinate professioni, ma anche per acquisire le competenze necessarie per svolgere al meglio un lavoro qualificato.
Esistono, tuttavia, alcune specializzazioni universitarie che non sembrano spianare la strada per trovare un’occupazione: è l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro a rendere noti i risultati di un’indagine che mostra la netta forbice tra l’offerta formativa universitaria nazionale e la reale occupabilità dei laureati.
Il report “Quale laurea dà maggiori opportunità occupazionali? L’analisi dei laureati trentenni in Italia” si basa sulla situazione lavorativa de giovani laureati di età compresa fra i 30 e i 39 anni, mettendo in evidenza come il 19,5% degli oltre 1,7 milioni laureati residenti in Italia sia senza lavoro.
Dal punto di vista retributivo, i laureati mediamente guadagnano il 30% in più rispetto a chi ha solo la licenza media e il 20% in più dei diplomati, rispettivamente 1.632 euro, 1.139 euro e 1.299 euro.
Tuttavia, qualità non vuol dire sempre quantità. Figure professionali storiche cominciano ad essere meno richieste dal mercato.
Qualche esempio.
Da un lato aumentano i laureati in Medicina, scienze economiche e sociali, psicologia: allo stesso tempo non sembrano incrementare di pari passo le richieste di figure specializzate in questi settori da parte delle aziende.
Calano i laureati in Gurisprudenza così come diminuiscono le opportunità di lavoro nel comparto, mentre non sembrano esserci buone possibilità lavorative per i 287 mila laureati trentenni in Lettere, Filosofia e Storia dei quali il 25% non lavora e solo il 55,6% è occupato in ruoli che si allineano con il percorso di studi svolto.