ARPAT, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana, ha trovato in Aruba S.p.A. un partner efficiente e produttivo per portare raggiungere i propri obiettivi legati alla digitalizzazione e all’innovazione.
L’intesa ha consentito ad ARPAT di diventare progressivamente una “PA senza carta”, dotando l’organico di firma digitale e attivando anche la PEC di Aruba integrata con il sistema di protocollo e gestione documentale: dal 2014 i documenti in arrivo sono prevalentemente via PEC e hanno raggiunto il 90% del totale nel 2017. Sono cifre molto positive che testimoniano come solo una piccola parte dei flussi documentali di ARPAT relativo allo scorso anno sia cartaceo. Solo grazie al mancato invio di raccomandate con ricevuta di ritorno e atti giudiziari sostituito dalla PEC, ad esempio, è stato possibile ottenere un risparmio fino a 8-9 euro per ogni singolo atto.
ARPAT si è dotata di un regolamento interno per predisporre gli atti giudiziari via PEC, un passo importante compiuto quando ancora non c’era giurisprudenza in materia attraverso l’imposizione di un regolamento cautelativo.
Forse la nostra situazione non è lo specchio del paese ma nemmeno un caso isolato. L’anno scorso su oltre 17.000 documenti ricevuti dai Comuni, poco più di 200 erano cartacei: ovvero l’1%. Quindi non siamo soli – ha affermato Monica Caponeri, Responsabile gestione documentale e conservazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana – La storia della digitalizzazione della gestione documentale in ARPAT è culminata con la PEC e l’incontro con Aruba ma inizia molto tempo fa. Sono infatti quasi 15 anni che lavoro in Agenzia su questo progetto per il quale mi sono battuta a lungo, perché nelle PA le competenze ci sono, ma i tempi del cambiamento sono sempre molto lunghi.