In vista della Legge di Bilancio, si intensifica come di consueto il dibattito fra imprese e Governo, anche sull’onda del decreto Dignità: gli imprenditori sono critici in particolare sulla stretta sui contratti a termine, e ora temono nuove rigidità nella manovra economica.
La critica fondamentale che le imprese muovono al Governo è quella di lasciare in secondo piano le politiche per le imprese.
Chiare le parole del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervistato dal quotidiano La Stampa:
non vorrei essere il primo presidente che porta gli industriali in piazza.
Le attese di Confindustria? Boccia spiega che gli imprenditori auspicano una manovra che “non aumenta il deficit e che recupera il termine industria, assente nel contratto di governo”.
vorrei soltanto capire se si vuole finalmente uscire dalla fase di campagna elettorale per parlare di crescita e sviluppo e non solo di pensioni e immigrati.
Rincara la dose Giulio Pedrollo, vicepresidente per le Politiche industriali di Viale Astronomia, intervistato da Repubblica:
quando ipotizziamo una manifestazione in piazza immaginiamo di andarci con tutti i nostri collaboratori per dire forte e chiaro che senza le imprese il Paese non va avanti.
La palla dunque all’esecutivo, che sta mettendo a punto una manovra difficile, all’interno della quale far confluire le misure fondamentali del programma giallo-verde, le istanze che arrivano dalle parte sociali, imprenditori in primis, senza mettere a rischio i conti pubblici e restando all’interno dei paletti previsti dagli accordi comunitari.
Dopo un acceso botta e risposta a distanza di fine agosto fra Roma e Bruxelles, sull’ipotesi di sforare il famoso tetto del 3% di deficit/pil, la situazione sembra più tranquilla, anche grazie alle rassicurazioni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sul rispetto dei vincoli.
Per quanto riguarda le misure per le imprese, nella Legge di Bilancio 2019 si attendono:
- nuove agevolazioni per le assunzioni, probabilmente concentrate sul Meridione (non si esclude di portare dal 50% al 100% l’incentivo contributivo già previsto negli anni scorsi);
- un taglio del cuneo fiscale destinato alle imprese che investono nella digitalizzazione 4.0 (una misura su cui ci sono balletti di cifre, e di cui non si conoscono precisamente i contorni);
- la proroga degli incentivi per gli investimenti 4.0, ovvero il super e l’iperammortamento (con rimodulazioni rispetto all’attuale formulazione: superammortamento al 130% e iperammortamento al 250%).
Non ci sono invece, per il momento, indicazioni precise sulla volontà di prorogare o meno la misura introdotta lo scorso anno che incentiva la formazione 4.0 con un credito d’imposta al 40%.