Soprattutto petrolio, energia e infrastrutture ma anche telecomunicazioni e pesca fra i settori che interessano l’economia italiana in Libia, e il precipitare della crisi degli ultimi giorni rischia di mettere in difficoltà i rapporti commerciali e le imprese italiane con interessi nel paese nordafricano già deteriorati dopo sette anni di guerra.
Le ultime notizie escludono che l’Italia abbia intenzione di intervenire con un contingente militare: l’esecutivo si limita a monitorare la situazione dopo aver chiesto ufficialmente di cessare le ostilità (insieme a Francia, Stati Uniti e Regno Unito).
Il direttore della Camera di commercio italo-libica (Ccil), Gianfranco Damiano, intervistato dall’agenzia Dire, riporta la preoccupazione delle imprese italiane che lavorano nel paese, pur cercando di mantenere la posizione.
Il quadro dei rapporti italo-libici è il seguente: interscambio commerciale 2017 intorno a 4 miliardi, in crescita del 34% sul 2016. La voce più importante è il petrolio, (2,6 miliardi da 1,6 dell’anno precedente).
In difficoltà anche le esportazioni di prodotti italiani a Tripoli, che valgono circa 1 miliardo, in linea con i dati 2016. Anche in questo caso, a fare da traino è il petrolio (nel dettaglio, la raffinazione dei prodotti), mentre si registrano valori stazionari per macchinari e prodotti tessili, crolla l’alimentare.