Il primo passo verso l’introduzione del reddito di cittadinanza dovrebbe riguardare i pensionati e i centri per l’impiego: sono le anticipazioni e le ipotesi in vista della prossima Legge di Bilancio (per le quali, come sempre in questi casi, il condizionale è più che mai d’obbligo).
Il nodo fondamentale da sciogliere riguarda le risorse finanziarie, con cui alla fine l’esecutivo dovrà fare i conti per stabilire come calibrare le riforme di programma da fare partire nel 2019.
Il reddito di cittadinanza, a regime, dovrebbe costare circa 17 miliardi di euro secondo le stime e delle forze di maggioranza (in base ai calcoli dell’INPS il costo è invece molto più alto, intorno ai 38 miliardi).
Quali che siano le stime corrette, sembra difficile riuscire a inserire la misura in forma completa nella prossima manovra, che dovrà contenere anche le prime norme di Riforma Pensioni e di introduzione della flat tax per le partite IVA, e soprattutto (al solito, la voce più costosa), sterilizzare le clausole di salvaguardia sull’aumento IVA.
Sembra certo che in manovra troverà posto la riforma dei centri per l’impiego, fondamentali per far partire correttamente il reddito di cittadinanza. Costo di questa misura: 2 miliardi di euro.
Lo stesso ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha a più riprese ribadito la volontà, anche negli ultimi giorni, di inserire in Legge di Stabilità anche il reddito di cittadinanza.
Qui le ipotesi sono diverse: come detto, la riforma nel complesso è molto costosa, quindi difficilmente potrà partire interamente dal 2019. Sembra possibile che l’esecutivo decida di iniziare con la pensione di cittadinanza, che riguarderebbe circa 3,5 milioni di pensionati. Costo per lo stato: intorno ai 4 miliardi di euro.
La pensione di cittadinanza sarebbe pari a 780 euro mensili, lo stesso importo del reddito di cittadinanza. Analogo anche il meccanismo: l’assegno copre la differenza fra la pensione attualmente percepita e i 780 euro. Quindi, per esempio, un pensionato che oggi prevede 500 euro al mese, arriverebbe con questa misura a 780 euro. Non è chiaro se la misura sia destinata a riguarda solo coloro che sono già pensionati e prendono un assegno più basso rispetto alla soglia di cittadinanza (è l’ipotesi più probabile), o se invece possa riguardare anche chi non percepisce alcun assegno previdenziale, mettendo un paletto di età.
Ricordiamo che il reddito di cittadinanza, a regime, riguarderà invece tutti coloro che sono sotto i 780 euro al mese, indipendentemente dal fatto che abbiamo o meno un reddito. In pratica, chi non guadagna nulla avrà un assegno da 780 euro, chi invece ha delle entrate prenderà un’integrazione, fino alla soglia stabilita.
La differenza fra pensione e reddito di cittadinanza è che quest’ultimo sarà accompagnato da una serie di regole per il reinserimento lavorativo, ed è questo il motivo per cui la riforma dovrà riguardare anche i centri per l’impiego.