Nel corso del secondo trimestre del 2018 in Italia sono state avviate mille imprese al giorno, tuttavia ammonta a 670 il numero di chiusure segnando un andamento tutt’altro che positivo che tocca da vicino alcuni settori in particolare.
Lo si evince dal rapporto diffuso da Unioncamere-Infocamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane tra aprile e giugno, documento che sottolinea come il saldo attivo di 31.118 imprese sia inferiore di quasi 5mila unità rispetto all’anno precedente. Come ha spiegato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli:
nonostante le incertezze legate al rallentamento dell’economia gli italiani continuano a scegliere di fare impresa. Ma registriamo che un numero crescente di imprenditori è costretto a chiudere i battenti.
Per quanto riguarda l’andamento a livello nazionale, il 38% dell’intero saldo (12.100 imprese su 31.811) si riferisce ai territori del Centro-Sud (un terzo nella sola Campania), mentre un buon 25% alle regioni del Centro. Tutte le realtà regionali mostrano comunque un bilancio positivo, sebbene in Veneto siano diminuite le imprese artigiane (-48 imprese), così come in Molise (-21), in Sicilia (-59) e in Sardegna (-2).
Un’ampia diffusione del digitale all’interno dei processi aziendali come nel rapporto con la PA è vitale per rendere le imprese più forti e competitive.Anche su questo tema le Camere di Commercio stanno dando un importante contributo attraverso la diffusione del linguaggio 4.0 nel tessuto produttivo e l’uso di piattaforme e servizi telematici che il sistema camerale mette a disposizione della collettività.
A mostrare performance elevate in termini di nuove aperture sono i settori legati all’alloggio e alla ristorazione, seguiti da commercio e agricoltura.
A crescere in termini relativi sono state anche le attività dei servizi alle imprese e quelle dei servizi professionali, tecnici e scientifici, ma anche alberghi e ristoranti, sanità e assistenza sociale.
Nell’artigianato, infine, sono le imprese dei servizi alla persona, delle costruzioni e dei servizi alle imprese a vantare cifre positive, al contrario delle attività manifatturiere artigiane, dei trasporti e magazzinaggio.