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ZenCash, la blockchain che sfida il Bitcoin

di Barbara Weisz

Pubblicato 20 Luglio 2018
Aggiornato 4 Giugno 2019 14:56

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Zenvalley per la criptovaluta, POS e sportelli bancomant abilitati: l'effervescente realtà di ZenCash e la sua vision raccontata all'edizione 2018 di Campus Party Italia.

Pochi lo sanno, ma il mercato delle criptovalute sta già per compiere dieci anni. Molto si è visto ma è “il bello deve ancora venire”.

Ne abbiamo parlato con Luca Cermelli, country manager per l’Italia di ZenCash, che abbiamo incontrato al Campus Party, a margine del suo intervento “Criptoeconomia: dai cyberpunk del 2009 agli imprenditori di oggi, come nascono e crescono le blockchain”.

La storia inizia con il bitcoin, nel 2009. «E’ un mercato che nei primi anni è stato ignorato». Era di fatto un segmento frequentato solo da appassionati di criptovalute e informatica.

Poi, a inizio del 2012, la blockchain ha iniziato ad attirare investitori internazionali, sia privati sia vere e proprie società finanziarie. Perchè?

Sono probabilmente stati colpiti dai grandi guadagni già effettuati dai primi che sono entrati sul mercato. Il bitcoin una volta valeva qualche centesimo, oggi siamo a 20mila dollari.

Ci sono stati anni di difficoltà, in particolare dopo il 2014, quando un grossoattacco hacker ha non solo provocato danni economici rilevanti a chi aveva i bitcoin, ma ha anche scosso la fiducia del mercato.  Ci sono voluti due anni per recuperarla, per poi arrivare al picco di fine 2017 – inizio 2018.

Fra dicembre e gennaio scorsi, abbiamo assistito alla più grande crescita mai registrata in termini di volume di mercato, con il capitale totale investito che ha toccato gli 800 mld di dlr. Tanto che si è parlato di bolla finanziaria.

E, ammette Cermelli «in effetti una piccola bolla si era creata. Oggi, dopo sette mesi, siamo scesi intorno ai 250 miliardi di dollari».

Il giovane manager è convinto delle potenzialità del mercato delle criptovalute, che ormai interessa anche Wall Street. «Per ora i grandi investitori di Wall Street non hanno l’infrastruttura per investire, i software per gestire gli asset. E stiamo aspettando l’ondata di regolamentazione» Ma, quando arriveranno, «nel mercato entreranno decine di migliaia di dollari».

Attenzione: è un po’ come se chiedeste a un venditore di auto se è meglio comprare un’auto o una moto. Ma è anche il parere di un addetto ai lavori.

Fra l’altro, ZenCash (nata a maggio del 2017, fondata da un imprenditore sudamericano, Robert Viglione), è una realtà innovativa nell’ambito del mercato delle criptovalute. E’ una startup fintech strutturata, in cui non c’è una preponderanza della parte ingegneristica (come nella stragrande maggioranza delle blockchain), ma tutte le divisioni aziendali (marketing, legal, finance). In parole semplici, è una blockchain «con un approccio imprenditoriale».

Altra caratteristica, «la transparency nei confronti del cliente: tutto ciò che facciamo (investimenti, pagamenti) è alla luce del sole. Vogliamo che ci sia trasparenza, informazione, e che gli investitori possano vedere come vengono allocati i fondi. Possono anche disinvestire in qualsiasi momento.

E’ anche «fra le più inattacabili, perché è ridondata su tanti pc. Abbiamo la seconda rete più grossa dopo Ethereum. Più grossa anche di Bitcoin come nodi nella rete».

Progetti in corso: innanzitutto, i bancomat, servizio già attivo in Sudamerica. Ovvero, fare in modo che si possano depositare e ritirare Zencash, facendo il cambio sia con l’euro sia con il dollaro. In secondo luogo, parlare con le società che fanno POS, facendo in modo che la criptovaluta sia spendibile.

«Io sto creando una Zenvalley, fra Tortona, Alessandria e Serravalle, coinvolgendo gli esercenti. Per ora, siamo riusciti ad attirare privati che vendono servizi». Un po’ come la Bitcoin Valley di Rovereto. Il sistema è semplice: inquadri un QR code, invii i bitcoin al commerciante, che registra ed emette lo scontrino.

Preoccupati di aspetti relativi alla regolamentazione? Argomento delicato, ammette Cermelli,

ma la nostra filosofia è quella di parlare attivamente con i regolatori nella convinzione che gli out out siano sbagliati per definizione. Vogliamo anzi spiegare bene come funziona il mercato, e in che modo crea e trasferisce valore. In azienda facciamo legal, privacy, compliance.