Fra le misure che il Governo prepara nell’ambito del punto programmatico che prevede una generale riforma delle imposte dirette, orientata a ridurre il carico fiscale sui contribuenti a reddito basso e sulla piccola impresa, c’è anche un intervento sull’IRAP. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel corso di un’audizione in commissione Finanze al Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero. L’imposta regionale sulle attività produttive, spiega il ministro:
Non ha mai goduto del mio favore, da un punto vita della logica economica. Deve rientrare nel pacchetto della riforma che si sta studiando.
Riforma fiscale
Nessuna precisazione su modi e tempi in cui si articolerà questo intervento, anche perché, par di capire, si deve inserire in un più vasto progetto di riforma fiscale che, come è noto, ha il suo piatto forte nella flat tax.
Il ministro ha inoltre annunciato la formazione di una task-force di tecnici, con l’obiettivo di misurare l’impatto dell’introduzione della riforma che prevede due aliquote flat, una al 15% (probabilmente per redditi fino a 80mila euro) e una al 20%.
La strategia generale, ha spiegato Tria, è quella di mettere in campo:
Azioni strutturali fortemente orientate a rendere la tassazione più favorevole alla crescita, migliorare la tax compliance e preparare il terreno alla riduzione della pressione fiscale.
Dunque, l’attuazione delle diverse misure in campo avverrà gradualmente.
Nei giorni scorsi è stata a più riprese annunciata la volontà del Governo di inserire già nella prossima manovra economica una sorta di flat tax per le partite IVA, con un’aliquota al 15% (attualmente prevista per il regime forfettario), applicabile a redditi fino a 100mila euro. Un’altra ipotesi di cui si parla è quella di un intervento, sempre a partire dalla prossima manovra, sulle aliquote IRPEF. L’idea è quella di intervenire in primis sulle aliquote centrali, rendendo quindi la tassazione più favorevole per i ceti medi. Si tratterebbe di una misura che costa intorno ai 5 miliardi, mentre la flat tax, a regime, costa intorno ai 50 miliardi di euro.
Le misure fiscali, quali che saranno alla fine, devono inserirsi in un quadro macroeconomico di crescita, pur in rallentamento rispetto al 2017. Per il 2018, ha spiegato Tria:
Appare ancora possibile conseguire una crescita non lontana da quella programmata, anche se il quadro fa prevedere un rallentamento e una lieve revisione al ribasso per l’andamento delle esportazioni e della produzione.
In definitiva, conclude il ministro, la riforma fiscale va attuata «compatibilmente con gli spazi finanziari» e «mantenendo l’impegno sulla riduzione del debito».