La riforma delle professioni sanitarie non ha trovato il favore dell’Antitrust, che giudica inopportuna l’introduzione di nuovi Albi e l’ampliamento del numero degli Ordini professionali in ambito sanitario, come previsto dalla Legge Lorenzin.
Una decisione, emersa dalla relazione annuale dell’Agcom, relativa all’istituzione di nuovi Ordini in aggiunta a quelli esistenti (medici-chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti), in particolare relativi alle professioni infermieristiche, alla professione di ostetrica, ai tecnici sanitari di radiologia medica e alle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
L’Autorità sottolinea la:
non opportunità di costituire nuovi Ordini professionali e nuovi albi per le professioni sanitarie non mediche se non in casi eccezionali atteso che, sotto il profilo della qualificazione professionale, le esigenze di tutela del consumatore possono essere soddisfatte con la previsione di un apposito percorso formativo di livello universitario obbligatorio, peraltro già previsto dal nostro ordinamento per quasi tutte le professioni citate.
Esprimendosi anche in merito all’introduzione dell’equo compenso per le prestazioni professionali, l’Autorità ribadisce il rischio che la predisposizione di tariffe professionali fisse e minime possa restringere e limitare la concorrenza, impedendo ai professionisti di adottare “comportamenti economici indipendenti” utilizzando le tariffe relative alla prestazione come strategia concorrenziale.