Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del cosiddetto decreto Dignità (Decreto n.87 /2018) cambiano le regole per l’applicazione dell’IVA alle fatture emesse nei confronti della PA, avendo l’articolo 12 del provvedimento cancellato lo split payment.
Split payment
La scissione dei pagamenti, o split payment, lo ricordiamo, prevede l’obbligo per i professionisti di applicare il meccanismo mediante il quale l’imposta deve essere versata, in luogo di fornitori o prestatori, dalle Pubbliche Amministrazioni e da altri soggetti che sono da esse controllate, nonché da parte di società quotate, in caso di acquisti di beni e servizi.
In sostanza, quindi, con lo split payment si scinde il pagamento del corrispettivo dal pagamento della relativa imposta. Con questo meccanismo molti professionisti e piccoli imprenditori sono divenuti creditori dell’Erario per l’imposta pagata a monte.
Una misura che aveva comportato una penalizzazione per numerosi professionisti che, senza lo split payment, avrebbero potuto contare su un’entrata maggiore nell’immediato, pur dovendola poi restituire all’Erario successivamente.
Decreto Dignità
Per compensare le mancate entrate immediate per lo Stato, derivanti dal versamento dell’IVA da parte dell’acquirente, l’articolo del decreto Dignità che cancella la scissione dei pagamenti contiene anche uno stanziamento finanziario che vada a coprire tale ritardo con il quale l’imposta verrà restituita all’Erario. Si tratta in particolare di 35 milioni di euro per l’anno 2018, 70 milioni di euro per l’anno 2019 e 35 milioni di euro per l’anno 2020.
Le novità del decreto Dignità si applicano alle operazioni per le quali viene emessa fattura successivamente alla data di entrata in vigore del decreto stesso, quindi a partire dal 14 luglio 2018.