L’impegno della FFII (Foundation For a Free Information Infrastructure) sembrava aver allontanato definitivamente la discussa possibilità dei brevetti software nel nostro continente, eppure gli Stati Uniti ritornano, a distanza di tre anni, a fare pressione nei confronti dell’Unione Europea affinché introduca anche in Europa la brevettabilità del software.
Con punti di vista divergenti, imprese, softwarehouse e aziende IT attendono ora di capire quali prospettive commerciali possano delinearsi con il nuovo possibile scenario alle porte.
È il TEC (Transatlantic Economic Council) a spingere verso una miglior cooperazione economica tra USA e Unione Europea tramite un accordo bilaterale.
Scopo ultimo? Il miglioramento «dell’efficienza e dell’efficacia del sistema dei brevetti a livello globale per promuovere l’innovazione, l’occupazione e la competitività e la ricerca del progresso nell’armonizzazione di differenti regimi di brevetti».
L’accordo commerciale rischia quindi di reintrodurre anche in Europa la brevettabilità del software e il termine “armonizzazione” suona come un campanello d’allarme alle orecchie della FFII, la quale ha dichiarato: «dal momento che non c’è un diritto sostanziale sui brevetti nell’Unione Europea, è inutile discutere un trattato bilaterale sui brevetti con gli Stati Uniti».
La proposta dovrebbe aver raggiunto i tavoli di un Gruppo di Lavoro nato all’interno del Consiglio dei Ministri Europeo proprio allo scopo di discutere la delicata faccenda e verificare quali leggi americane sui brevetti possano corrispondere agli standard europei.