Depositata alla Camera lo scorso luglio, sembra trovare consensi la proposta di legge della Lega sottoscritta anche dal M5s conferma la soluzione di mini flat tax avanzata nelle scorse settimane, che prevede un’aliquota unica al 15% per le Partite IVA fino a 100mila euro di reddito annuo, al posto dell’attuale regime forfettario che prevede soglie di accesso diverse a seconda delle attività svolte e tetto di reddito molto più basso.
Mini flat tax
L’annuncio era stato dato a suo tempo dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari:
è stata presentata la nostra proposta di legge sulla Flat Tax che estende il regime minimo/forfettario del 15% per tutte le Partite IVA fino ad un volume d’affari di 100mila.
E’ importante sottolineare che si tratta di una novità fiscale limitata a quelli che un tempo erano i Minimi. Il nuovo meccanismo sostituirebbe infatti quello del regime forfettario, che prevede tetti diversi per ogni categoria professionale e con un massimale di reddito che comunque arriva a 50mila euro.
La copertura prevista è di 3,5 miliardi a partire dal 2019.
Si tratta, come adesso, di un regime opzionale: se il lavoratore autonomo preferisce continuare ad applicare la tassazione ordinaria, potrà farlo.
C’è anche una misura specifica per le Startup, che pagano un’aliquota più bassa, al 5%, per tre anni. Nel caso in cui l’imprenditore abbia meno di 35 o più di 55 anni, l’imposta al 5% può essere applicata per cinque anni.
Flat tax
Appare in stallo, invece, la Flat Tax per i privati, prevista dal programma di Governo e intesa come Riforma IRPEF (eliminazione degli attuali cinque scaglioni e due aliquote fisse di imposta a 15% e al 20% che prevedono, come spartiacque, la soglia di reddito di 80mila), che avrà un’introduzione progressiva nel tempo, sempre che venga mai attuata e non resti un cavallo di battaglia elettorale.
L’introduzione dell’intero piano di riforma fiscale è dunque progressivo. Con tempi che appaiono sempre lunghi.
E considerate anche le coperture finanziarie necessarie, si partirà appunto dall’ampliamento del regime agevolato delle Partite IVA.
Tuttavia, anche per questo primo step serve tempo: manca il via libera da parte della Commissione UE, perché le regole comunitarie prevedono che i regimi agevolati possano applicarsi fino a reddito massimi di 65mila euro.
In ogni caso, bisogna anche considerare l’iter parlamentare di approvazione.
In base alle anticipazioni pre-estate sembrava che l’Esecutivo fosse intenzionato a inserire la misura per le Partite IVA nella Legge di Bilancio (con un tetto di 80mila euro).
Non è chiaro se la proposta leghista alla Camera sostituisce questa ipotesi o se invece sia ancora possibile che il provvedimento confluisca in manovra.