Il 70% dei nuovi contratti è a termine

di Anna Fabi

12 Luglio 2018 11:30

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I dati diffusi dal Ministero del Lavoro evidenziano la prevalenza di contratti di lavoro a tempo determinato a conferma dell'estrema frammentazione del mercato del lavoro in Italia.

Secondo il Rapporto annuale relativo a l Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie, nel 2017 sono stati attivati circa 10,6 milioni di rapporti di lavoro, ai quali si aggiungono circa 2,2 milioni di contratti in somministrazione per un totale di circa 12,8 milioni di attivazioni. L’aumento delle attivazioni ha interessato quasi tutte le Regioni e tutti i settori di attività economica, fatta eccezione per la PA.

Contratti a termine

Tra queste, il contratto a tempo determinato si conferma prevalente e si attesta al 70% del totale attivazioni dell’anno, con un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2016 e di 4,7 punti percentuali rispetto al 2015. I contratti a tempo determinato sono concentrati soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno, mentre nelle Regioni del Nord si fa più ricorso al contratto a tempo indeterminato e all’apprendistato che nel resto d’Italia.

I rapporti di lavoro attivati hanno visto coinvolti 6,1 milioni di lavoratori per un numero di rapporti di lavoro pro-capite pari a 1,75 ( da 1,71 del 2016 a 1,75 del 2017 per gli uomini e da 1,74 a 1,75 per le donne) un dato in crescita rispetto all’anno che non fa altro che confermare l’aumento della frammentarietà dei contratti attivati nel 2017, in particolar modo nelle Regioni del Centro e del Mezzogiorno con una quota elevata di contratti cessati di breve o brevissima durata.

Trasformazioni a tempo indeterminato

Il numero delle trasformazioni dei rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato, dopo l’aumento nel 2015 del +82,6%, ha subito una flessione nel 2016 e nel 2017, passando da 500 mila nel 2015 a 329 mila nel 2016 (-34,2%) e a circa 296 mila nel 2017 (-10,2%).

Nel 2017 le trasformazioni di contratto di lavoro a tempo determinato in un contratto stabile:

  • hanno riguardato lavoratori con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni nel 33,5% dei casi e tra i 35 e i 44 anni nel 28,2% dei casi;
  • hanno riguardato nel 54% dei casi contratti della durata compresa tra i 91 e i 365 giorni (circa 160 mila), nel 25,7% contratti con una durata superiore a 365 giorni (76 mila), nel 12,9% quelli con durata compresa tra 31 e 90 giorni (38 mila) e, infine, nel 7,4% i contratti di durata inferiore a 30 giorni (22 mila);
  • 76 mila hanno riguardato il settore Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie (25,8%), 63 mila l’Industria in senso stretto (21,4%), seguiti dal Commercio e riparazioni con 46 mila trasformazioni (15,6%), dal settore Alberghi e ristoranti con oltre 31 mila trasformazioni (10,6%) e dal settore delle Costruzioni con 29 mila trasformazioni (9,9%).

Identikit delle nuove attivazioni

La maggior parte dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato si concentra nel settore dei Servizi (71,2% delle attivazioni totali). In generale il maggior numero di attivazioni è avvenuto nel Centro Italia e ha riguardato soprattutto lavoratori uomini (+12,7% contro il +10, 5% delle donne).

Cessazioni

Nel 2017 sono stati registrati 10 milioni 153 mila rapporti di lavoro cessati con un incremento del +11,3% rispetto all’anno
precedente, quando si era verificata una riduzione del -8,8%, con andamenti equivalenti tra la componente maschile ( +12,4%) e quella femminile (+10,1%). La maggior parte delle cessazioni è avvenuta al Nord (40%), contro il 36,3% del Mezzogiorno e del 23,1% del Centro.

L’Agricoltura raccoglie il 15,7% del volume delle cessazioni complessivamente registrato nel 2017, l’Industria il 13,7% e i Servizi il 70,6% (soprattutto Alberghi e Ristoranti con il 19%, seguiti dai Trasporti e comunicazioni con il 15,3%).

La quota maggiore di cessazioni riguarda i contratti a tempo determinato che nel triennio 2015-2017 costituiscono in
media il 65,8% delle conclusioni totali, contro il 20,3% dei contratti a tempo indeterminato. Tra i contratti cessati nel 2017:

  • più dell’83,3% presenta una durata inferiore all’anno: di questi più del 52,6% ha durata fino a 3 mesi e il 34% fino a 1 mese; di cui il 12,2% giunge a conclusione dopo appena 1 giorno;
  • il 30,6% ha un durata di 91-365 giorni;
  • i contratti superiori ad un anno sono il 16,8%, una percentuale inferiore rispetto a quella del 2016.

Tra le cause di cessazione:

  • la modalità prevalente di cessazione del rapporto di lavoro è quella della scadenza naturale del contratto (66,4% del
    totale nel 2017);
  • la cessazione richiesta dai lavoratori riguarda il 14,6% dei casi;
  • la cessazione promossa dai datori di lavoro il 11,1%.

A livello territoriale:

  • nel Lazio il 34,4% delle cessazioni è riferito a contratti di 1 giorno (media nazionale 12,2%), fenomeno legato al mondo dello spettacolo la cui produzione è fortemente concentrata in questa Regione;
  • le cessazioni di rapporti con durata superiore all’anno sono più frequenti in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove la presenza dell’Industria esprime una domanda di lavoro più stabile.

Formazione extra curricolare

Il numero dei tirocini attivati nel 2017 è pari a circa 368 mila in aumento del +15,40% rispetto al 2016, mentre il numero di rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è pari a poco più di 116 mila (1,1% del totale). I tirocini vengono attivati perlopiù nel settore dei Servizi (280 mila attivazioni pari al 76,2% del totale), relativamente a individui con meno di 35 anni (84,3% dei casi) ubicati al Nord (211 mila attivazioni, pari al 57,4% del totale).

Nel 2017 le cessazioni hanno interessato oltre 342 mila tirocini, di cui il 73,3% ha avuto una durata compresa tra 3 e 12
mesi. I tirocini sono cessati:

  • nel 71,4% dei casi al termine del periodo di orientamento/formazione;
  • nel 12,6% su richiesta del tirocinante;
  • nello 0,7% dei casi su iniziativa del datore di lavoro.

Somministrazione

Nel 2017 sono stati registrati complessivamente 2 milioni 174 mila rapporti di lavoro attivati in somministrazione a
fronte di 1.808.000 mila dell’anno precedente, con un aumento di 366 mila rapporti, pari a +20,2%. Nel 55,9% dei casi il contratto ha riguardato uomini, nel 23,6% persone tra i 35 ed i 44 anni, nel 21,4% giovani sotto i 25 anni e nel 52,2% under 35. I contratti di somministrazione vengono attivati soprattutto nelle regioni del Centro Nord e più in particolare in Lombardia (24,2%), seguita a distanza dal Piemonte (11,2%), dal Veneto (10,7%), dal Lazio (10,3%) e dall’Emilia-Romagna (10,2%).

Per le assunzioni effettuate in somministrazione la causa principale di cessazione, è quella per il termine del
contratto (96,7% del totale) mentre restano residuali i motivi legati alle cessazioni richieste dal lavoratore (2,3%) e le
cessazioni promosse dal datore di lavoro (0,5%).

I rapporti di lavoro in somministrazione si concentrano in particolare nei Servizi (63,8% di tutte quelle registrate nell’anno) e 780 mila nell’Industria (35,5%), in particolare nell’Industria in senso stretto (33,6%) piuttosto che nelle Costruzioni (2%). Una crescita si osserva in tutti i settori produttivi: nell’Industria sono aumentate del 21,3%, nei Servizi del 20,1% e anche nell’Agricoltura (+13,9%), dopo le variazioni di segno negativo dei due anni precedenti.