![Equo-compenso-professionale](https://cdn.pmi.it/wPg-ixu8gUPz3qc_lORLrGII0y8=/650x350/smart/https://www.pmi.it/app/uploads/2017/11/Equo-compenso-professionale.png)
![logo PMI+](https://www.pmi.it/app/themes/pmi-2018/dist/images/pmi+/pmiplus-logo-big-white.png)
![logo PMI+](https://www.pmi.it/app/themes/pmi-2018/dist/images/pmi+/pmiplus-logo-big-white.png)
È legittimo che i professionisti percepiscano un contributo integrativo pari al 4% anche da parte della Pubblica Amministrazione.
Lo afferma il Consiglio di Stato sottolineando la necessità di equiparare il contributo integrativo applicato sulle parcelle dei professionisti che mettono a disposizione le loro prestazioni in ambito pubblico e nel comparto privato, ristabilendo un principio di equità sostenuto dall’Epap.
Con la sentenza numero 4062/2018, infatti, il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso al TAR presentato dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dell’Economia volto a impedire l’aumento dal 2% al 4% del contributo previdenziale operato dall’Ente di previdenza pluricategoriale quando il committente è una PA.
Negare l’incremento significa, secondo l’Epap, causare una ingiusta discriminazione tra i professionisti che lavorano con clienti privati e i colleghi che collaborano prevalentemente con gli Enti pubblici.
Una situazione che avrebbe anche impedito un incremento del valore delle prestazioni previdenziali ed assistenziali.