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Studio e tirocinio in Italia: cambiano le regole per extra-UE

di Noemi Ricci

Pubblicato 26 Giugno 2018
Aggiornato 16 Gennaio 2019 11:22

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Pubblicate in Gazzetta Ufficiale le nuove regole, più semplici, per l'ingresso di cittadini extra-UE in Italia per fini di studio, ricerca e tirocinio.

Cambiano, diventando più semplici, le regole in Italia per l’ingresso di cittadini extracomunitari, e dei loro familiari, che si recano nel nostro Paese per un periodo superiore ai 90 giorni per fini di studio, ricerca, tirocinio e i motivi previsti dalla direttiva (UE) 2016/801.

Sono infatti ormai prossime all’entrata in vigore le nuove regole relative alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di Paesi terzi per motivi di ricerca, studio, tirocinio, volontariato, programmi di scambio di alunni o progetti educativi e collocamento alla pari, stabilite dal Decreto legislativo n. 71/2018 e pubblicate in Gazzetta Ufficiale n. 71/2018.

Nuove regole per studiare e fare ricerca in Italia

Le nuove regole di ingresso e soggiorno dei cittadini extra-UE per motivi di studio, ricerca e tirocinio entreranno in vigore il 5 luglio 2018 e prevedono semplificazioni volte a:

  • aprire l’Unione ai cittadini dei Paesi terzi a fini di ricerca, in modo che diventi un polo di attrazione per la ricerca e l’innovazione;
  • favorire la mobilità all’interno dell’Unione (anche quella tra uno Stato membro e l’altro) dei familiari dei cittadini di Paesi terzi che svolgano attività di ricerca nell’Unione;
  • equiparare i dottorandi ai ricercatori;
  • estendere le disposizioni della direttiva anche agli alunni, ai volontari al di fuori del servizio volontario europeo e alle persone collocate alla pari, al fine di agevolarne l’ingresso e il soggiorno e di garantirne i diritti;
  • prevedere una procedura di approvazione per gli istituti di ricerca pubblici o privati, per gli istituti di istruzione superiore e per tutte le altre categorie di enti ospitanti che vogliano accogliere ricercatori, studenti, alunni, tirocinanti o volontari di Paesi terzi;
  • ridurre gli oneri amministrativi connessi alla mobilità dei ricercatori e degli studenti in vari Stati membri prevedendo, a tal fine, un programma specifico di mobilità con norme autonome relative all’ingresso e al soggiorno per motivi di ricerca o studio in Stati membri diversi da quello che ha rilasciato l’autorizzazione iniziale;
  • facilitare l’accesso al mercato del lavoro dello Stato membro in cui lo studente svolge gli studi al fine di coprire in parte il costo degli studi;
  • assicurare ai soggetti destinatari un insieme minimo di diritti, compreso l’accesso a beni e servizi;
  • mettere a disposizioni del pubblico informazioni adeguate sugli enti ospitanti approvati e sulle condizioni e procedure di ammissione di cittadini di Paesi terzi nel territorio degli Stati membri ai fini della direttiva.

Tra  le semplificazioni si segnalano i tempi dimezzati per l’ingresso per studiare e fare ricerca in Italia, una volta ottenuto dallo sportello unico per l’immigrazione presente nella prefettura competente il rilascio del nulla osta per l’ingresso, lo studente o il ricercatore potrà ottenere il successivo permesso di soggiorno, rilasciato in formato elettronico, nel giro massimo di 30 giorni.

Interessante anche la possibilità per i ricercatori stranieri, una volta completato il proprio progetto di ricerca in Italia, di ottenere un nuovo permesso di soggiorno per cercare lavoro o aprire un’impresa nel nostro Paese.