Ci sono una serie di punti da approfondire nel programma di governo sulle pensioni di M5S e Lega, che riguardano sia le due misure fondamentali di superamento della Riforma Fornero previste, ovvero la pensione anticipata con 41 anni di contributi e la quota 100, sia le altre proposte, come la proroga dell’Opzione Donna, e non è chiaro cosa prevede di fare l’esecutivo sugli strumenti attualmente attivi, a partire dall’APE.
Vediamo con precisione tutti i punti critici.
Per quanto riguarda il superamento della Riforma Fornero, il programma come è noto prevede la possibilità di ritirarsi con 41 anni di contributi e la pensione con la quota 100, somma di età anagrafica e versamenti contributivi. Non è specificato però se queste proposte sono da adeguare allo scatto delle aspettative di vita previsto dal 2019. L’anno prossimo ci vorranno cinque mesi in più per andare in pensione, sia di vecchiaia sia anticipata.
La proposta del governo giallo verde incamera già questo incremento, oppure va aggiornata di conseguenza?
In altri termini, nel 2019 si potrà andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi o con 41 anni e cinque mesi?
Stesso discorso per la quota 100: bisogna sommare i cinque mesi dal 2019 o il primo scatto sarà nel 2021?
In realtà, sulla quota 100 c’è anche un altro dubbio, che riguarda l’articolazione della proposta: così come è presentata nel programma sembra prevede che basti la somma di età anagrafica e contributi pari a 100, senza prevedere dei minimi per le due componenti. Non è chiaro se questo significa che, appunto, basterà totalizzare la quota 100, o se invece la misura andrà poi meglio dettagliata se e quando diventerà legge.
In generale, il programma non parla dell’APE, misura attualmente in vigore in via sperimentale: l’APe sociale fino al 31 dicembre 2018, l’APE volontario fino al 31 dicembre 2019. La mancanza di un riferimento specifico alla più importante misure di riforma pensioni prevista dalle ultime manovre economiche sembra indicare che non c’è l’intenzione di prorogare l’anticipo previdenziale.
E’ difficile al momento valutare l’impatto di una sostituzione dell’APE sociale con le due nuove forma di flessibilità in uscita.
Il paragone con la pensione anticipata a quota 41 non si può fare, in questo caso la misura va rapportata all’attuale tetto di età per la pensione anticipata, che è a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne, e salirà di cinque mesi nel 2019. Quindi, la misura è indubbiamente migliorativa sul fronte della flessibilità in uscita.
La quota 100 invece è confrontabile con l’APE sociale. Lo strumento previdenziale attualmente in vigore non prevede che il destinatario raggiunta la quota 100: ci vogliono 63 anni di età, e 30 o 36 anni di contributi, a seconda della tipologia di lavoratori. la somma, quindi, arriva rispettivamente a 93 o 99, se si dovesse riassumere la misura in una quota. Ma va sottolineato che, mentre la quota 100 proposta dalla maggioranza gialloverde è rivolta a tutti coloro che maturano il requisito, l’APE è limitato a quattro tipologie di lavoratori (disoccupati, caregiver, disabili, addetti a mansioni gravose).
Altro punto critico la proroga dell’Opzione Donna. In che termini è prevista? Al momento possono accedere a questa possibilità le lavoratrici che hanno maturato il requisito (35 anni di contributi, e un’età di 57 anni per le dipendenti e 58 anni per le autonome), entro il 31 dicembre 2015. L’accordo non specifica in che modo questo termine verrà prorogato, e se cambierà il requisito. Una delle ipotesi a più riprese considerati negli ultimi anni è stata quella di consentire l’esercizio dell’Opzione Donna a coloro che maturano il diritto fino al 31 dicembre 2018.
Ma, lo ripetiamo, nel programma al momento questa indicazione non c’è, quindi il termine potrebbe essere diverso.