A due mesi dalle elezioni del 4 marzo l’Italia è ancora senza un nuovo Governo, il dibattito politico non fa progressi e ad ogni passo avanti ne segue uno in senso contrario. Le “esplorazioni”, volte a verificare la possibile alleanza tra Movimento 5 Stelle e Centrodestra o M5S e PD, non hanno prodotto risultati. Risultato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella avvia il terzo e ultimo giro di consultazioni lunedì 7 maggio. Il messaggio dal Quirinale è chiaro:
a distanza di due mesi le posizioni di partenza dei partiti sono rimaste immutate. Non è emersa alcuna prospettiva di maggioranza di governo. Nei giorni scorsi è tramontata anche la possibilità di un’intesa tra il M5S e il PD. Il presidente Mattarella svolgerà nuove consultazioni, in un’unica giornata, quella di lunedì, per verificare se i partiti propongano altre prospettive di maggioranza di governo.
Una sorta di ultimatum: o si raggiunge un accordo di Governo oppure si torna a votare. La terza ipotesi è un governo tregua fino a dicembre. Il problema, infatti, è che l’accordo di Governo non si intravede: il Centrodestra cerca intese con i Pentastellati restando unito, il M5S si rivolge alla sola Lega, il PD non trova accordi interni per allearsi con i 5Stelle, dopo che Matteo Renzi ha rifiutato l’ipotesi di Governo politico.
L’unico spiraglio, al momento, sembra quello di un governo istituzionale con un obiettivo preciso: la riscrittura delle regole per tornare al voto: la nuova legge elettorale. Ma le incognite si sprecano: questo esecutivo potrebbe comprendere tutti e tre i poli? Oppure è destinato ad escluderne qualcuno, magari proprio quel M5S che, in base alle urne, è il partito di maggioranza? E ancora: che orizzonte temporale potrebbe darsi questo governo per mettere a punto una nuova legge elettorale? Con un po’ di malizia, si potrebbe sottolineare che praticamente tutte le legislature degli ultimi 20 anni si sono proposte questa riforma, producendo soluzioni più o meno fantasiose ma senza trovare una soluzione soddisfacente. Quali sono gli elementi in base ai quali possiamo ritenere che, invece, questo parlamento, che non sembra in grado di produrre un accordo di Governo, sarà invece capace di risolvere finalmente la questione della legge elettorale?
Non si può escludere che le tre forze politiche (la coalizione di centrodestra, il M5S e il PD), possano farcela. In queste ore però torna a farsi strada l’ipotesi di una sorta di Nazareno bis allargato alla Lega, che fuori di politichese significa un alleanza fra l’intero Centrodestra e il PD, con l’obiettivo di riscrivere una legge elettorale. Nel frattempo, infatti, il Partito Democratico riunisce una direzione che potrebbe essere decisiva e potrebbe rispolverare l’iniziale ottimismo del presidente della Camera Roberto Fico. I condizionali d’obbligo, però, iniziano ad essere un po’ troppi.
L’Italia è una repubblica parlamentare, quindi è corretto che le maggioranze si formino in Parlamento. Non solo. I parlamentari non hanno vincolo di mandato, nel momento in cui vengono eletti rappresentano l’intero Paese, non la propria parte politica. Ma quel che hanno detto in campagna elettorale non può neppure diventare carta straccia. La norma sul vincolo di mandato ribadisce il senso profondo della repubblica parlamentare, che chiede al Parlamento di trovare sintesi che producano una governabilità unendo anche forze politiche diverse. Questo, però, non significa che si possano formare maggioranze parlamentari che non rispettano il voto, con l’obiettivo di fare una legge elettorale che alla fine non funziona (prevedendo, magari anche profili di incostituzionalità).
Per essere ancora più chiari: Mattarella intende verificare che il Centrodestra e il PD non stiano cercando per l’ennesima volta di fare una legge elettorale che penalizzi l’unico partito che da solo riesce a raccogliere più del 30% dei voti, ovvero il M5S? E come intende farlo? Visto che si è appena inventato il mandato esplorativo dei presidenti delle Camere per verificare una specifica ipotesi di maggioranza, potrebbe anche sollecitare il Governo a fare una legge elettorale che non sia un algoritmo pensato per avvantaggiare qualcuno a scapito di qualcuno altro in nome di una governabilità che, poi, non si riesce ad assicurare.
Con queste considerazioni si potrebbe continuare all’infinito. Al momento, l’unica sicurezza è che la prossima settimana sarà decisiva. Il terzo giro di consultazioni sarà definitivo, poi Mattarella dovrà dare un incarico o sciogliere le Camere. Il week-end promette di essere molto acceso sul fronte del dibattito.