Un commento verso l’azienda non proprio elogiativo può portare al licenziamento, anche se l’opinione viene espressa attraverso un social network. Il Tribunale di Busto Arsizio ha infatti legittimato il licenziamento di un dipendente reo di aver postato su Twitter un commento poco lusinghiero riferito al datore di lavoro, contenuto che è stato ritenuto altamente lesivo dell’immagine aziendale.
Con il Tweet, infatti, il lavoratore non si era limitato a esprimere un’opinione esercitando pienamente il suo diritto di critica ma aveva sconfinato rispetto a questo privilegio, pubblicando una comunicazione offensiva e ingiuriosa e palesando un atteggiamento di disprezzo verso l’azienda e i suoi vertici.
Una condotta di questo tipo, secondo i Giudici, può condurre al licenziamento motivando il recesso dal contratto di lavoro per giustificato motivo soggettivo a causa dell’inadempienza degli obblighi contrattuali, relativi all’obbligo di fedeltà e di diligenza.
Con la sentenza n. 62/2018, inoltre, il Tribunale ha sottolineato come ricada sul lavoratore l’onere di dimostrare di non aver scritto personalmente i Tweet, eventualmente provando un abuso verso il suo profilo personale.