Ammonta al 60% la percentuale delle aziende lombarde che tra il 2016 e il 2017 ha stipulato accordi di welfare, mettendo a disposizione dei dipendenti una serie di benefici aggiuntivi al compenso e alle tutele garantite per legge. Una percentuale che supera notevolmente la media nazionale, pari al 33%, come emerge dal report diffuso dall’Osservatorio del welfare di Assolombarda (area Milano, Lodi, Monza-Brianza).
Gli accordi di welfare in Lombardia hanno coinvolto 25mila lavoratori e le loro famiglie, prevedendo per il 43% la conversione in welfare di parte del premio di risultato e per il 31% la quantificazione in una somma fissa variabile tra i 300 e 450 euro. Il 26% degli accordi, invece, prevede la combinazione delle due modalità.
Le politiche di contenimento della spesa pubblica degli ultimi anni per raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit hanno generato un crescente bisogno di prestazioni integrative, in ambito previdenziale, sanitario e dei servizi a favore della famiglia – ha dichiarato Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Assolombarda con delega alle Politiche del lavoro, Sicurezza e Welfare -. E sebbene molti Paesi siano più avanti sul fronte del welfare, sempre più imprese in Italia, grazie anche alle facilitazioni introdotte dalla Legge di Stabilità, stanno affiancando alla retribuzione strumenti non monetari.
Osservando più da vicino i dati di Assolombarda, si evince che la maggior parte dei lavoratori colloca in cima alla lista di preferenze la concessione di benefit inerenti la scuola e l’istruzione (40%), scelta seguita dai fringe benefit (20%), dalla previdenza (15%), dall’assistenza sanitaria (13%) e da altre iniziative inerenti l’area culturale/ricreativa (11%).