Il punto centrale è il seguente: i tempi di approvazione del DEF, il Documento di Economia e Finanza, si incrociano con quelli della formazione del nuovo Governo, ma questo non dovrebbe avere alcuna ripercussione in materia di aumento IVA.
Lo stop alle clausole di salvaguardia sarebbe comunque messo nero sua bianco, anche se il documento di programmazione economica dovesse essere approvato in forma light dal governo dimissionario. In teoria, il DEF dovrebbe essere approvato dal CdM entro il 10 aprile. I casi sono due:
- la scadenza non viene rispettata e si attende che ad approvarlo sia il prossimo Governo, in questo caso a Bruxelles arriverebbe un documento con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’aumento IVA;
- il 10 aprile l’attuale Governo (in carica solo per il disbrigo degli affari correnti) approva il DEF in forma sintetica recependo il quadro già previsto e aggiornandolo a legislazione vigente, in questo caso resta il problema delle clausole di salvaguardia che, se non disinnescate (o congelate), fanno salire l’IVA nel 2019 al 24,2% (e all’11,5% per l’aliquota media).
Si tratta, in ogni caso, di un problema tecnico, determinato dalla concomitanza di scadenze (formazione nuovo governo e calendario approvazione DEF).
Ma le forze politiche rappresentate in Parlamento sono tutte concordi sulla necessità di sterilizzare le clausole IVA per il 2019.
Quindi, se il Governo Gentiloni approverà il DEF, lo farà inserendo nel testo da inviare a Bruxelles l’indicazione sulla sterilizzazione della clausola, con coperture che saranno trovate dal nuovo esecutivo.