La distribuzione della popolazione ISEE diventa più omogenea e rqaddoppiano le DSU presentate da famiglie con Indicatore della situazione equivalente ancora in corso di validità. Lo rivela il monitoraggio del Ministero del Lavoro avviato dopo la riforma 2015 (che ha modificato requisiti e regole per accedere a presentazioni di welfare in virtù di una situazione economico-familiare poco agiata): in linea generale, per il 50% delle famiglie il nuovo ISEE è risultato maggiore mentre nel 40% l’indicatore è sceso.
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ISEE, cosa è cambiato
La riforma ISEE 2015 ha comportato l’emersione del patrimonio mobiliare, misurato per la prima volta empiricamente (in base ai dati delle dichiarazioni fiscali) e salito in media di 7400 euro, con punte di 20mila euro. Un dato interessante riguarda i contribuenti che hanno presentato una nuova DSU pur avendo un ISEE in corso di validità. Nel 2016 sono più che raddoppiati, in modo omogeneo su tutto il territorio italiano, e nei due terzi dei casi nelle nuove DSU aumentava proprio il patrimonio mobiliare.
Le altre novità introdotte dalla riforma ISEE 2015 – giacenza media sul conto corrente nel corso dell’anno (che ha sostituito il saldo finale al 31 dicembre) e rideterminazione della franchigia (prima a 15mila euro per tutti ed ora progressiva a partire da 6mila) – hanno avuto un impatto marginale sul valore dell’indicatore.
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Il Mezzogiorno resta l’area in cui si presentano più dichiarazioni, con quasi una persona su tre coperta da ISEE (30,4%), mentre nel Nord ci si colloca su valori prossimi a una su cinque (18,1%) e nel Centro sulla media nazionale (23,3%). Rispetto al passato, però, la distribuzione territoriale è più omogenea. In generale, l’ISEE viene presentato da circa il 20% della popolazione, dato che resta relativamente omogeneo in tutte le regioni.
L’analisi della stagionalità per le presentazioni DSU evidenzia infine come, rispetto al passato, si sia ridotta la tendenza a presentare l’ISEE in assenza di effettiva necessità di utilizzarlo.