Alcune aziende italiane hanno deciso di puntare sull’innovazione e sull’inserimento nei loro prodotti e nei loro processi delle più moderne tecnologie.
Questa minoranza è stata in grado di comprendere i vantaggi delle tecnologie in termini di competitività ed elementi di business.
Solo per fare degli esempi, emerge nel corso dell’Innovation Forum, la Dainese è riuscita ad integrare soluzioni di airbag comandate da circuiti direttamente nelle tute motociclistiche, oppure Indesit e Merloni hanno inserito nelle proprie macchine microprocessori e strumenti elettronici sofisticati, oppure ancora la Ducati, che nell’ultimo anno ha sorpreso per i suoi potenziali innovativi.
In molti casi l’approccio innovativo ha dato quindi una spinta al made in Italy, incrementando in molti settori produttivi il fenomeno dell’esportazione dei nostri prodotti.
D’altra parte tuttavia moltissime altre PMI giacciono in una situazione opposta. La loro staticità impedisce uno sviluppo competitivo e pregiudica, a volte, i risultati dell’intero settore.
L’Innovation Forum ha evidenziato come questa profonda differenza in termini di modelli organizzativi nasca dalla predilezione al risparmio rispetto all’investimento e dalla presenza massiccia di risorse umane poco formate nei confronti delle nuove tecnologie.
Per ovviare a questo gap tecnologico è necessario rinnovare le infrastrutture e incrementare l’utilizzo di servizi evoluti. Ad attestare la situazione c’è il dato della spesa IT sul PIL, che in Italia si attesta intorno all’1.7%, mentre in media nell’Unione Europea si supera il 2.7%.