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Imposte e tasse: in fumo la metà dei redditi

di Nicola Santangelo

20 Gennaio 2015 13:00

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Sono un centinaio circa le tasse e le imposte che ogni anno siamo obbligati a pagare. Non solo, quindi, IVA, IRPEF, IMU, IVAFE, TASI e TARI ma anche imposte delle quali spesso non sappiamo neppure l’esistenza. Eppure le paghiamo. Sistematicamente e senza rendercene conto. E non sono poche se consideriamo che ogni anno, tra tasse dirette, indirette, locali e statali, ne paghiamo un centinaio. A focalizzare l’attenzione su questo fenomeno è stata la Fondazione dell’ordine dei commercialisti di Rimini secondo la quale oltre la metà dei redditi dei lavoratori se ne va in imposte e tasse.

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Ci sono tasse delle quali conosciamo nome e data di scadenza. Altre invece delle quali non sappiamo proprio nulla. Eppure le paghiamo. Senza accorgersene. Come ad esempio il contributo per il Consorzio di bonifica inserito in bolletta, la quota per il Sistema Sanitario Nazionale compresa nell’Rc auto, le accise sulla benzina. Si chiamano tasse indirette e le pagano tutti i contribuenti. E’ la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Rimini che gli ultimi giorni del 2014 ha presentato uno studio con il quale ha calcolato la reale tassazione sui redditi da lavoro dipendente. Il risultato (un po’ ce lo aspettavamo) è che complessivamente, tra imposte dirette e indirette, il fisco trattiene per sé oltre la metà dello stipendio.

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La Fondazione va a confutare i dati ufficiali diffusi nel 2013 dall’ISTAT. Secondo l’istituto di statistica italiano, infatti, la pressione fiscale è pari al 43,8%. In realtà, sostiene la Fondazione riminese, questa cifra non tiene conto dell’economia sommersa. Il risultato è che così facendo si finisce per spalmare nel calcolo finale il prelievo fiscale e tributario anche sui redditi nascosti e non tassati, producendo quindi un dato finale di pressione ufficiale inferiore a quello reale. La Fondazione, pertanto, ha così rivisto il calcolo sottraendo al Pil la quota del Vas (il cosiddetto Valore aggiunto sommerso) e mantenendo intatta la cifra dei redditi dichiarati. Da ciò la pressione fiscale effettiva risulta essere aumentata al 52,5%: il dato più altro d’Europa. Ma il dato è destinato a crescere. Infatti, secondo lo studio condotto, se si tiene conto delle tasse che gravano sui contribuenti senza che questi se ne rendano conto la pressione fiscale effettiva può raggiungere anche il 55,5%.