Essere o non essere, nel terzo millennio, significa comprarire o meno in bella evidenza sulle pagine di ricerca di Google: possibilmente, sulla prima schermata, fra i primi dieci risultati che escono in risposta alla query. Inutile negarlo, il colosso di Mountain View è protagonista assoluto, da anni, del web e di Internet, con pochi rivali, parecchio distanziati. Ora, sul mercato, si introduce però una nuova variabile davanti alla quale si attendono ancora le mosse di Google: i nuovi Domini. Si tratta, come è noto, delle nuove estensioni degli indirizzi Internet, non più solo .it o .com o .net e via dicendo, ma anche personalizzate, divise per argomento, o quant’altro.
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Ebbene, il punto è che da una parte in questo momento uno dei principali punti interrogativi relativi al valore aggiunto rappresentato dall’assicurarsi un particolare dominio è proprio il posizionamento sui motori di ricerca. Per dirla in parole molto semplici, al momento un dominio con nuova estensione per Google rischia di non esistere. La domanda è: quando Google cambierà idea, introducendo specifiche modifiche all’algoritmo più famoso del mondo? E ancora: quanto il mercato dei nuovi domini, creando la possibilità di segmentare gli indirizzi, non rappresenterà un punto di partenza per riscattare le ricerche web dal motore di ricerca?
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Sono entrambi interrogativi la cui risposta verrà, in tempi più o meno brevi, fornita dal mercato. Attualmente la situazione è la seguente:
- ci sono una ventina di domini che si chiamano gTLD, o anche legacy TLD, creati fra il 1985 e il 2011, che comprende tutte le estensioni più note: .com, .net. .org, .biz, .info;
- il 90% del mercato è però rappresentato dai ccTLD, che sono domini di primo livello con l’estensione rappresentata dall’identificazione del paese: in pratica quelli come il .it;
- ora, a partire dall’inizio del 2014, sono disponibili i nTLD, ovvero le nuove estensioni.
In base alle stime che circolano, nel triennio 2014-2016 si attendono sul mercato circa 700 nuovi domini. L’interesse dei big della tecnologia si è già accesso. In Italia i player più importanti sono ARUBA, Register, 1&1, SiteGround, GoDaddy. Il procedimento per registrare un dominio è lungo, per ogni singola estensione ci vuole il via libera del’autorità internaizonale, l’iCANN.
La conseguenza è che un dominio di primo livello (ad esempio, con l’estensione rappresentata dal nome della prorpia azienda), è un’opzione al momento molto costosa, mentre ci sono molte più opportunità legate ai domini di secondo livello, cioè a estensioni che magari identificano uno specifico settore di business (.photo .hotel, e via dicendo). Qui i prezzi sono abbordabili (in genere, poche decine di euro all’anno), ed è questo il segmento per le PMI e i professionisti.
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La nuovo corsa a questa frontiera del web è appena partita, la posta in gioco non è da trascurare: la creazione di registri specifici per le diverse estensioni, ad esempio in relazione a segmenti specifici di mercato, consente di creare dei canali automatici di ricerca di un indirizzo web diversi da quello che attualmente è il più utilizzato: la ricerca su Google. Questo, come detto all’inizio, al momento è anche il principale limite: le vecchie estensioni assicurano maggior visibilità su Google. Certo, i prossimi anni saranno decisivi per capire se e quando cambieranno gli indirizzi del web.