Aziende recidive: secondo l’annuale Rapporto SIIA (Software Information Industry Association) sull’utilizzo di software contraffatto scaricato dalla Rete ed impiegato in uffici e aziende, non cala la tendenza a violare le norme a tutela del copyright e a introdurre nei luoghi di lavoro programmi informatici sprovvisti di licenza.
La classifica della Top Ten 2007 “premia” il Norton Anti-Virus di Symantec, che si attesta in prima posizione fra i dieci software più frequentemente piratati in azienda. Seguono: Adobe Acrobat, Symantec PC Anywhere, Adobe PhotoShop, Autodesk AutoCAD, Adobe DreamWeaver, Roxio Easy CD/DVD Creator e Toast Titanium, Ipswitch WS_FTP e Nero Ultra Edition.
I programmi senza licenza più utilizzati, quindi, sono ancora una volta quelli relativi a produttività (34%), sistemi operativi (23%), document management (8%), sicurezza e utilità (6%).
In base ai riscontri SIIA negli Usa, il fenomeno della pirateria da ufficio riguarda per il 14% il settore IT, per il 9% l’industria manifatturiera e, per tutti gli altri settori, rimane circoscritto al di sotto dell’8%.
Con lo stesso rigore delle rilevazioni, sono quindi state effettuate le denunce per pirateria in ambito aziendale: ben 427 le segnalazioni, di cui 73 con epilogo giudiziario. Negli Stati Uniti, tra l’altro, sembra consolidarsi la tendenza a patteggiare rimborsi da record pur di non finire in tribunale. Soluzione impensabile per le Pmi.
L’interrogativo che ci si pone a questo punto è: piuttosto che rischiare di perdere i soldi e la faccia, perché non pensare di convertirsi all’open source? Non offrirà proprio tutto quel che il mercato dei software proprietari propone alle utenze business, ma di certo è un ottimo investimento di lungo corso, sia in termini di contenimento dei costi che di consolidamento delle proprie credenziali.