Ultima news dall’esecutivo europeo: a giugno la Commissione Ue proporrà una legge per definire lo statuto legale delle piccole e medie imprese e aiutarle a svilupparsi. La notizia, preannunciata nei giorni scorsi, è stata confermata a margine della prima udienza pubblica del 6 febbraio.
Secondo quanto già reso noto, si chiamerà Small business Act e includerà misure concrete che libereranno “il potenziale di crescita delle Pmi”. Una consultazione pubblica è aperta fino a marzo.
In Europa esiste già uno statuto della società europea che permette alle imprese di esercitare l’attività in tutto il mercato unico con una forma giuridica unica e che facilita le fusioni e la creazione di filiali. È però riservato alle imprese che abbiamo almeno 120mila euro di capitale sociale.
L’obiettivo comunitario è di ridurre il carico burocratico che pesa sul business delle piccole e medie imprese, facilitarne l’accesso agli appalti pubblici e al credito. Le Pmi, imprese con meno di 250 addetti con un giro d’affari inferiore a 50 milioni di euro e indipendenti dalle grandi imprese, costituiscono l’ossatura fondamentale dell’economia europea.
Nella Ue se ne contano 23 milioni, pari al 99% delle imprese, e danno lavoro a 75 milioni di persone. In alcuni settori, come tessile, costruzioni e mobile, rappresentano l’80% del totale dei posti di lavoro. Eppure da un’analisi della Commissione Ue emerge che mentre l’importanza delle pmi in termini economici è largamente riconosciuta, ci sono pesanti limiti alla loro crescita sia quantitativa che dimensionale.
Perché? Pochi cittadini sono attratti da questa sfida professionale e sono disposti a correre dei rischi di avvio e di gestione di una piccola e media impresa e l’attuale legislazione e regolazione “complica il lavoro delle Pmi e aggiunge costi indebiti”.