Da diversi anni gli imprenditori e i decision maker aziendali sono alle prese con l’esigenza, strategica, della digitalizzazione imprese, con tutte le difficoltà che derivano dallo star dietro a un’industria hi-tech in veloce evoluzione non solo sul fronte dei prodotti e dei servizi offerti, ma anche dai cambiamenti di paradigma. Se tutti ormai conoscono l’importanza di alcune infrastrutture di base, come la banda larga che assicura una connessione veloce a Internet, destreggiarsi fra gli ultimi trend può non essere altrettanto semplice. Proponiamo un breve vocabolario dei temi centrali del digitale 2016.
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Digital disruption: è il termine con cui si definisce la “rivoluzione digitale“. La traduzione letterale, rottura digitale, indica la trasformazione, se non addirittura la scissione rispetto al passato. Il digitale non è un’opzione, ma una scelta strategica che cambia il modello di business di tutte le imprese e di tutti i settori.
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Cloud: in realtà questo non è un termine nuovo, sono diversi anni che la nuvola digitale è al centro dell’agenda digitale. Le imprese italiane, fra l’altro, dimostrano di aver imparato la lezione del cloud prima dei compeitor europei: i dati presentati a Smau Milano 2015 mostrano come l’Italia sia seconda in Europa, dietro solo alla Finandia, per adozione del cloud. In estrema sintesi, la nuvola digitale consente di archiviare, conservare, gestire, i documenti e le soluzioni tecnologiche senza bisogna di server fisici. L’impresa può scegliere di avere una struttura proprietaria, il cloud privato, oppure affidare tutto (hardware e software) al provider, condividendo però l’infrastttura con altre organizzazioni (cloud pubblico), e infine può optare per una soluzione di cloud ibrido, che unisce le due precedenti soluzioni lasciando alcune applicazioni all’interno dei data center aziendale e affidandone altre al cloud provider.
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Big data: con questa espressione si definisce la grande mole di informazioni che le soluzioni digitali mettono a disposizione ed elaborano, favorendo i processi decisionali. E’ un campo su cui i fornitori di tecnologia lavorano intensamente, applicando i big data a tutte le principali risorse It aziendali (gestionali, CRM e via dicendo). Fra i trend più recenti, l’unione di big data e IoT.
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IoT: è l’internet delle cose, la tecnologia che mette in rete gli oggetti rendendoli “intelligenti”, perché comunicano fra loro. Si parla di M2M, machine to machine, perché appunto le macchine in rete (attraverso sensori) comunicano fra loro e producono dati (esempio classico, un sistema di illuminazione pubblico con tutti i lampioni in rete segnala automaticamente cosa non funziona, permettendo interventi mirati, o addirttura permette di prevenire i guasti).
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Business analytics: anche questo non è un termine nuovo, ma è sempre più utilizzato perché rappresenta la naturale evoluzione del concetto di big data. La business analytics permette di analizzare, attraverso specifici programmi, le informazioni sul proprio processo di business in tempo reale. Attraverso questa forma di intelligenza artificiale si mette ordine fra la gran mole di informazioni (i big data) traducendoli in informazioni utili al business.
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Industria 4.0: il termine arriva dalla Germania, e in particolare dalla strategia di digitalizzazione dell’industria in senso stretto scelta da Berlino, e si sta rapidamente diffondendo. La quarta rivoluzione industriale è stata al centro del vertice di Davos 2016 (il Wordl Ecoomic Forum, che riunsice nella località svizzera i big internazionali dell’economia, della finanza, dell’imprenditoria, della politica, delle istituzioni, della ricerca). Si parte dal concetto di Iot, internet delle cose, applicato al processo produttivo aziendale, per arrivare a un nuovo paradigma di organizzazione aziendale.