L’amnesia digitale è dovuta all’impazienza

di Filippo Vendrame

Pubblicato 26 Ottobre 2015
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:46

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L’amnesia digitale è un fenomeno di cui i media stanno discutendo molto in questo periodo e riguarda la tendenza a sfruttare il web per trovare e ricordare qualcosa piuttosto che imparalo a memoria come tutti facevano sino a poco tempo fa. Kaspersky Lab ha voluto approfondire questo problema conducendo un’indagine in cui emerge come l’amnesia digitale può essere esasperata dal nostro bisogno di ottenere ciò che desideriamo in un millesimo di secondo.

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Dall’indagine, che ha coinvolto 6.000 utenti di 6 paesi europei, dai 16 anni in su, è emerso che il 55% degli italiani intervistati di fronte ad un quesito prova a rispondere in totale autonomia, mentre il 39% ricorre immediatamente a Internet. Percentuali che si dimostrano in linea con la media europea. Questi utenti sono riluttanti all’idea di impiegare del tempo per trovare le risposte ricorrerendo alla propria memoria, o dubitano della precisione dei propri ricordi. Il 13% degli italiani ammette inoltre di dimenticare le risposte trovate online non appena ne hanno fatto uso. Percentuale che sale se guardiamo agli altri paesi europei: 33% Regno Unito, 27% Spagna, 23% Germania, 18% Francia e 21% Benelux. Quest’ansia di accedere all’informazione più in fretta possibile, aggiunta ad una certa riluttanza nel ricordarla subito dopo ha implicazioni su vasta scala: dalla memoria a lungo termine alla sicurezza dei dispositivi ai quali facciamo riferimento per ottenere delle risposte alle nostre domande.

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In termini di sviluppo della memoria, gli esperti interpellati per analizzare i risultati dell’indagine Digital Amnesia, hanno evidenziato che il fatto di non ricorrere alla propria memoria per recuperare le informazioni, privilegiando, invece, la ricerca online, possa procurare un indebolimento o addirittura la scomparsa di questi ricordi. La sicurezza informatica può essere messa a rischio dall’impazienza di accedere alle informazioni online. Kaspersky Lab ha riscontrato che il 18% degli intervistati, il 22% nel caso di coloro che hanno fino a 24 anni, quando effettua il download dei file privilegia la velocità alla protezione. Il che significa aprire le porte a software nocivi che mirano a rubare i dati personali e compromettere, oltre al proprio dispositivo, anche gli altri dispositivi connessi. Se gli utenti non proteggono i propri dati, conti online e device con password forti e back-up, i ricordi e le informazioni rischiano di andare perdute o venire danneggiate per sempre.