L’addio a Giuseppe Bortolussi

di Barbara Weisz

Pubblicato 24 Luglio 2015
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:38

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«Un uomo e un padre di grande levatura morale, culturale e politica»: così la CGIA di Mestre ricorda Giuseppe Bortolussi, lo storico segretario dell’associazione di PMI mancato sabato 4 luglio. Bortolussi era una delle voci storiche dell’imprenditoria italiana grazie al suo impegno nell’ufficio Studi dell’associazione degli artigiani di Mestre. Ha guidato la CGIA per 35 anni, e ha fondato l’ufficio studi che rappresenta un punto di riferimento per seguire dati di mercato, novità normative e fiscali sulla piccole e medie impresa, in particolare del Nord-Est.

Nato a Gruaro, nella provincia di Venezia, il 4 agosto 1948, stava per compiere 67 anni. Lascia la moglie, Mara, e le figlie Valentina, Gaia e Martina. Il suo impegno a favore di artigiani e PMI ha anche previsto una parentesi politica, tra il 2005 e il 2010, come assessore al Commercio del Comune di Venezia nella Giunta guidata da Massimo Cacciari. Nel 2010 ha partecipato alle elezioni regionali in Veneto in qualità di candidato presidente della coalizione di centro-sinistra.

Lo ricordano il mondo imprenditoriale e le massime istituzioni della sua Regione e del paese. «Abbiamo perso un veneto vero, se ne va un pezzo della nostra recente storia regionale» ha dichiarato il Governatore del Veneto, Luca Zaia, che lo descrive come un «uomo forte, determinato, scrupoloso negli approfondimenti di temi ai quali dedicava molto più che un normale interesse professionale, a difesa di quel sistema economico ed imprenditoriale che ha fatto la storia del Nordest. Ma anche un avversario leale, una persona con la quale, pur da posizioni diverse, ho avuto modo di confrontarmi in modo corretto e costruttivo».

Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia nonché economista, ricorda l’uomo «serio, preparato, scrupoloso, studioso e amministratore intelligente».

Il Veneto «perde una delle persone che più ha saputo leggere e interpretare le energie profonde del suo capitalismo popolare, difendendole dall’oppressione fiscale e regolatoria», afferma Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato.