Il beneficio derivante dallo sgravio IRAP introdotto dal Ddl Stabilità 2015 rischia di essere vanificato dall’aumento dell’aliquota, più pesante già da quest’anno mentre invece i risparmi per le imprese con elevata incidenza del costo dei dipendenti a tempo indeterminato si avranno solo dal prossimo anno. Siamo alle solite: la norma è retroattiva quando si tratta di aumentare le tasse mentre non lo è quando si introducono agevolazioni.
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E’ durata poco la festa per le imprese, deluse ancora una volta da un finto taglio IRAP. Già, finto. Perché i benefici promessi da Renzi alle imprese dal 2015 sarà neutralizzato dall’incremento dal 2014 delle aliquote.
Infatti, se è vero che da un lato diventa integrale la deduzione del costo del lavoro per i dipendenti assunti a tempo indeterminato (ma solo per tre anni) è anche vero che l’aliquota IRAP sale al 3,9% rispetto all’attuale 3,5% (per sempre). Con l’aggravante che, mentre la deduzione sarà applicata a partire dal prossimo anno, l’aumento dell’aliquota si registra già dal 2014. Risultato: le imprese pagheranno di più. Con buona pace di chi aveva veramente creduto alle parole del premier.
Senza contare, poi, che mentre l’aumento è generalizzato, lo sconto spetterà solo a chi impiega lavoratori a tempo indeterminato. Ciò vuol dire che subiranno un aggravio IRAP quelle imprese che hanno stipulato prevalentemente contratti a termine o parasubordinati ovvero quelle imprese che riescono a conseguire ampi margini pur avendo un basso impiego di manodopera.
Fatte queste premesse sorge una domanda: se il governo ha realmente abbassato l’IRAP, quali sono i benefici per le imprese?