Firefox eviterà il tracciamento a fini pubblicitari

di Giuseppe Cutrone

Pubblicato 25 Gennaio 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:47

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Anche grazie a una precisa sollecitazione in arrivo dalla Federal Trade Commission, Mozilla implementerà su Firefox un sistema per impedire ad alcuni siti Web di tenere traccia dei comportamenti degli internauti in maniera automatica.

La tecnologia in questione sarà implementata nella prossima release di Firefox e consentirà agli utenti di difendersi dall’utilizzo non desiderato dei dati riguardanti le loro abitudini di navigazione, cioè di quell’insieme di informazioni ottenute monitorando i passaggi che un utente effettua in Internet che sono poi utilizzate per scopi commerciali, consentendo ai siti Web di proporre banner e annunci quanto più possibile aderenti ai gusti del singolo soggetto.

Con questo sistema “do not track” Firefox darà modo all’utente di non consentire a nessuno di “seguirlo” virtualmente nella sua esplorazione del Web. Sarà il browser stesso, infatti, ad informare via HTTP i siti riguardo l’impossibilità di monitoraggio.

La novità è quindi molto interessante e appare come un aiuto per proteggere la privacy degli utenti, ma per un suo completo funzionamento sarà da valutare la volontà di sottostare alle impostazioni scelte dall’utente da parte dei siti Internet, dato che la cosiddetta OBA (online behavioral advertising), cioè la pubblicità online comportamentale.

In effetti questo tipo di pubblicità, nonostante sia alquanto invasiva per la privacy di ognuno, appare come una delle soluzioni più efficaci per gli inserzionisti, i quali hanno in tal modo l’opportunità unica di raggiungere in maniera semplice e diretta un target di utenti ben preciso, mostrando un determinato prodotto a un soggetto potenzialmente più indicato a recepire il messaggio in quanto interessato (deduzione fatta in base all’analisi dei suoi comportamenti sul Web) a quel genere di bene, aspetto che ha portato però ad un certo abuso del suo utilizzo.

La questione appare molto sentita Oltreoceano, tanto che oltre alla Federal trade Commission, pare che anche colossi come Google si stiano adeguando in tal senso, con novità che potrebbero presto riguardare anche altri browser.