La Commissione Europea è sempre più decisa a contrastare il cybercrimine e, a tal proposito, ha già pronto un piano che prevede anche la prigione per chi produce o diffonde del software pericoloso.
A presentare le nuove misure che l’UE intende rendere effettive prossimamente sono state il commissario all’agenda digitale, Neelie Kroes, e la collega Cecilia Malmstroem, commissario agli affari interni dell’Unione Europea.
Secondo quanto comunicato, il piano messo a punto a Bruxelles prevede delle pene che vanno dai due ai cinque anni di prigione per chi si macchia del reato di produzione o diffusione di malware sia all’interno dei Paesi dell’Unione Europea sia che, in qualche modo, danneggino uno degli Stati membri.
L’esigenza sembra essere molto sentita anche in ragione del recente attacco subito dall’Iran che avrebbe potuto avere conseguenze delicatissime sulla scena internazionale.
Per questa ragione la Commissione Europea sembra aver voluto “correre ai ripari”, compiendo una scelta che avrà come effetti anche l’aumento di collaborazione con i Paesi da cui potenzialmente potrebbero partire degli ipotetici attacchi.
Contestualmente è stato poi richiesto un potenziamento delle strutture dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (Enisa), in modo da poter svolgere al meglio il suo ruolo di collegamento tra diversi enti e corpi di polizia impegnati nella lotta al cybercrimine.