L’Article 29 Working Party, organo dell’UE che si occupa della tutela e del trattamento dei dati personali, ha comunicato ufficialmente a Facebook il suo malcontento a proposito delle policy applicate da quest’ultimo sui dati personali degli utenti.
In particolare, all’Unione Europea non sono piaciute le recenti modifiche apportate all’informativa sulla privacy degli utenti, e ancor di più il fatto che non sono state comunicate ai diretti interessati:
È inaccettabile che la società abbia cambiato le impostazioni di default della sua piattaforma di social networking a svantaggio degli utenti.
Nella lettera in PDF presente nel sito della Commissione Europea è espresso chiaramente questo concetto, e cioè che chi ne subisce le conseguenze maggiori sono proprio le persone che mandano avanti il social network, e anche che di default le regole sulla privacy sono tutt’altro che restrittive.
Volendo analizzare più nel dettaglio il problema, basti pensare che per impostare il proprio profilo nel modo voluto bisogna agire su più di 170 opzioni, poste in modo poco ordinato e non molto comprensibile: in tutto questo caos non è raro assistere a una rinuncia da parte dell’utente, che preferisce impegnare il proprio tempo in modo più soddisfacente.
Ovviamente tutti questi problemi non sono passati inosservati, e sembra che nella giornata odierna si debbano incontrare i responsabili di Facebook per discutere proprio della privacy: dopo i problemi relativi agli IP, alle chat e agli account venduti online forse è giunto seriamente il momento di analizzare i propri problemi e risolverli prima possibile, o almeno prima che gli utenti si stufino e decidano di cancellare definitivamente il loro profilo, e con esso tutte le informazioni memorizzate.