L’informatica, ma in particolare il Web 2.0, hanno aumentato notevolmente le possibilità creative e di comunicazione degli utenti. Eppure, tutta questa fantasia non sembra essere stata messa in atto dagli utenti al momento di scegliere la propria password per accedere a servizi come l’account di posta, l’account sui vari social network nonché al proprio conto corrente online, ad esempio.
Secondo un’analisi di Imperva, dagli anni ’90 ad oggi le abitudini degli utenti in fatto di password non sembrano affatto cambiate, anzi, se prima la password più usata era “12345”, adesso è “123456“, ovvero la stessa password con l’aggiunta del numero successivo: non certo il massimo dell’inventiva e della creatività insomma.
Ovviamente non si tratta esclusivamente di una questione di fantasia in senso stretto, il fatto è che usare password poco elaborate e assolutamente banali e prevedibili, espone i propri account ad un alto rischio intrusione da parte di criminali informatici, un pericolo soprattutto se ad essere violato è un account contenente informazioni sul proprio conto o relative a progetti lavoratiti.
Il quadro che emerge dalla classifica presentata non mostra un utente moderno molto evoluto sotto questo aspetto, infatti, esso non sembra aver seguito il percorso fatto dall’informatica nel rendere più sicura la navigazione e la tutela di dati sensibili, al contrario, nella top ten delle password più usate, si trovano esempi di come la sicurezza sia presa forse un po’ troppo alla leggera.
Le password più usate dopo “123456” sono infatti “12345”, “123456789”, “Password”, “iloveyou” ecc., tutte parole o serie di numeri facili da indovinare e facili da ricordare. E forse è proprio questo aspetto, cioè quello mnemonico, che spinge ancora gli utenti ad usare password così semplici, evidentemente il bisogno di usare una password facile da ricordare appare più forte di quello di “blindare” il proprio accesso usando delle parole d’ordine complicate.