Uno studio condotto dall’Ufficio studi di Confartigianato con lo scopo di analizzare gli effetti del peso degli adempimenti amministrativi all’interno delle aziende italiane, ha posto in evidenza come i costi legati alla burocrazia comportino una spesa annua di 14.920 milioni di euro. Un sistema a ‘burocrazia zero’, permetterebbe alle imprese di aumentare la produttività del 2,3%.
Le microimprese (fino a 9 addetti), le più soggette alla burocrazia, registrerebbero un aumento di ben 5,8 punti percentuali, recuperando così più di metà del gap di produttività (53,7%) che attualmente scontano rispetto alla media registrata in Francia, Germania e Spagna.
Confartigianato ricorda come la Commissione europea abbia presentato nel novembre 2006 una proposta volta a ridurre del 25% gli oneri amministrativi per le imprese entro il 2012, comportando un potenziale aumento dell’1,5% del PIL dell’Unione Europea. Ciò comporterebbe un calo del costo per quanto riguarda gli oneri amministrativi anno dopo anno del 4,6% e un risparmio di 3.730 milioni in 6 anni.
La spesa per il pubblico impiego sul PIL è scesa all’interno dell’UE tra il 1998 e il 2007 dello 0,5%. L’Italia mostra invece dati in decisa controtendenza: tra il 1998 e il 2007 l’incidenza sul PIL della spesa pubblica per retribuzioni è scesa in Francia dello 0,5%, in Spagna dello 0,6% e in Germania addirittura dell’1,4%, mentre nel nostro paese è cresciuta dello 0,2%.
Il pubblico impiego pesa per il 19,9% dell’occupazione totale dipendente, segnando però sensibili differenze territoriali con particolare incidenza nel Mezzogiorno: in Calabria, Molise, Campania, Sicilia, Basilicata e Lazio, più di un dipendente su quattro è pubblico.
Ad ogni modo, non sono stati fatti molti investimenti nell’ICT: «gli investimenti in ICT nella PA in rapporto al costo del lavoro dei pubblici dipendenti in Italia mostrano un valore inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna (2,6% rispetto a 2,9%)».