La notizia dell’errore di Google che sabato scorso ha indicato per sbaglio tutti i siti del mondo come pericolosi ha fatto grande scalpore. Numerosi esperti sono intervenuti, in primo luogo per muovere le ovvie critiche alla società che gestisce il motore di ricerca più utilizzato al mondo e successivamente, quando si sono calmate le acque, per calcolare statisticamente le conseguenze di quei 45 minuti di vuoto totale.
“Questo sito potrebbe arrecare danni al tuo computer”: era questo il messaggio di avviso che i navigatori hanno visto sotto ogni link e, come ha spiegato Google nel suo blog qualche ora dopo la risoluzione dell’inconveniente, si è trattato solamente di un minuscolo errore umano di una non corretta gestione dei caratteri “/” all’interno dell’immenso database che riporta l’elenco dei siti pericolosi e non affidabili.
Nonostante la correzione quasi immediata del problema, gli analisti hanno provato a fare qualche calcolo, sulla base dei dati Nielsen delle query effettuate sul motore di ricerca mediamente ogni mese nel mondo. I dati numerici parlano di cifre come 174.838.710 ricerche effettuate ogni giorno su Google, 7.284.946 in un’ora, 121.416 nel giro di un minuto.
Quei 45 minuti, quindi, non sono stati realmente così pochi come sembrano. E la preoccupazione è rivolta alle aziende, alle società o ai portali Internet che utilizzano la rete come principale fonte di guadagno. 5.463.729 ricerche su Google, solo negli Stati Uniti, effettuate in quel lasso di tempo, sono andate a vuoto.
È stata intaccata la reputazione di qualche sito, momentaneamente considerato non affidabile dagli utenti che non l’avevano mai visitato? E le attività che si svolgono principalmente sul Web? Hanno fatto perdere soldi per delle mancate visite in quell’oretta?
Se moltiplichiamo i risultati per tutti i Paesi del mondo, scopriamo che 42.525.000 query su Google sono saltate. Non si tratta di dati da sottovalutare, perché sono ormai tantissime le attività che producono business ed entrate notevoli solo ed esclusivamente attraverso la rete e attraverso la popolare immagine dell’importante motore di ricerca. E quei 45 minuti di vuoto potrebbero essere costati molto.