Il nuovo governo guidato da Enrico Letta, atteso da oltre due mesi, ha gettato immediatamente le basi del nuovo programma. Si va dallo stop all'Imu ai tagli dei soldi ai partiti, dal congelamento dell'aumento dell'Iva (leggi le novità Iva 2013) alla legge elettorale. E poi ancora aiuti a chi assume, reddito minimo per famiglie bisognose, riforma delle carceri, edilizia scolastica, ammortizzatori sociali. Un programma ambizioso ma che costerebbe, secondo le prime ipotesi, 10 miliardi di euro.
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Economia, lavoro, Fisco, riforma della politica, crescita, giustizia, lotta alla corruzione e Welfare. Sono questi i punti più importanti del governo Letta. Si tratta di temi che riescono a unire la maggioranza dei partiti più rappresentativi. Certamente è difficile non essere d'accordo con questo ambizioso programma però sarebbe interessante capire come avverrà la copertura dei tagli di gettito.
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A primo impatto sembrerebbero necessari 10 miliardi di euro tra entrate che potrebbero saltare e spese da aggiungere. Poi ci sono sempre gli impegni assunti con l'Europa che devono indiscutibilmente essere mantenuti. La prima soluzione potrebbe essere rappresentata da un taglio agli stipendi dei ministri. Ma questa sembra essere più una favola a cui nessuno crede piuttosto che un impegno di governo.
Attualmente allo studio c'è il taglio dell'Imu del mese di giugno, il blocco dell'aumento dell'Iva e una riforma che dia ossigeno alle famiglie. Ma si parla anche di Welfare e di riduzione delle tasse sul lavoro in particolare quello a tempo indeterminato, quello dei giovani e quello dei neo assunti. In contropartita ci sarà il capitolo riscossione: maggiore incisività nel contrasto all'evasione ma senza divenire troppo opprimenti.
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La rivoluzione investirà il sistema di finanziamento pubblico dei partiti ponendo come punto focale l'abolizione della legge attualmente in vigore. Ci saranno misure di controllo e sanzioni anche sui gruppi regionali. Infine anche la questione della riforma della legge elettorale. Occorre andare oltre, superare l'ostacolo che pone l'attuale legge e, ove non fosse possibile andare avanti, sarebbe auspicabile tornare indietro magari ripristinando la legge elettorale precedente. Non sarà una soluzione definitiva ma di certo sarà migliore di quella attuale.