Secondo il report Ocse “Financing SMEs and Entrepreneurs 2013” solo il 18,3% del credito bancario arriva nelle casse delle piccole e medie imprese italiane. Di contro, la maggior parte delle erogazioni da parte degli istituti di credito nazionali finisce la propria corsa nelle aziende di grandi dimensioni.
=> Leggi di più sul’accesso al credito delle PMI
Le restrizioni del credito penalizzano le PMI italiane, ma il comportamento “timido” delle banche è a sua volta determinato dalla crisi del debito sovrano e dal peggioramento del contesto nel quale si sono mosse le strategie creditizie nazionali.
Inoltre, a differenza della prima ondata recessiva, il calo dei prestiti alle PMI riguarda sia le piccole che le grandi banche, con una percentuale di richieste respinte salito rapidamente dall'8% della seconda metà del 2010 al 19% di fine 2011.
=> Consulta tutti gli incentivi alle PMI
A integrazione del quadro, il tasso di interesse a fine 2011 era in media del 5% (1,7 punti percentuali in più rispetto a quanto applicato) nei confronti delle grazie aziende.
Il prolungamento della crisi ha prodotto un ulteriore innalzamento della percentuale di prestiti in sofferenza delle piccole imprese italiane, salito dal 2% del totale del 2005, fino a toccare quasi il 3% nell'ultimo anno.
L'Ocse segnala altresì come il ritardo nei pagamenti ai fornitori continui a penalizzare ulteriormente le piccole e le medie imprese, con una media di giorni pari a 25, contro i 14 delle aziende più grandi, che possono sfruttare una migliore forza contrattuale.