L’innovazione nelle PMI al tempo della crisi

di Barbara Weisz

Pubblicato 19 Febbraio 2013
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

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Si dice spesso che le imprese italiane, PMI in testa, non si distinguono per un elevato grado di innovazione: eppure, in questi anni di crisi, sono proprio le PMI ad avere dimostrato una maggior propensione all’innovazione, rispetto alle realtà  di medie o grandi dimensioni. Intendiamoci, il grado di innovazione è più alto nelle medie o grandi aziende. Ma nelle PMI è cresciuto, negli ultimi anni, a un ritmo maggiore. Lo rileva lo studio dedicato alla “Propensione all’innovazione delle piccole e medie imprese italiane” di Rete Imprese Italia.

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I dati precisi: la quota di imprese con attività  innovative (di prodotto o di processo) nel biennio 2008-2010 è stato pari al 31,3% nelle PMI sotto i 50 dipendenti, contro il 49,7% delle medie aziende (50-249 addetti) e il 66,1% delle granzi aziende. Dunque, come detto l’incidenza dell’innovazione resta più alta con il crescere delle dimensioni aziendali.

Ma è l’andamento nel corso negli anni a far emergere un’inversa tendenza: nelle PMI la quota di imprese con attività  innovative rispetto al biennio precedente (2006-2008) è cresciuta dello 0,7%, mentre è diminuita fra le medie, -2,7%, e le grandi aziende, -1,4%.

E’ interessante notare come questo sia successo in anni caratterizzati dalla crisi.

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Fra le PMI, le più innovative sono le aziende dell’industria, +2,1%, ma si segnala una crescita anche nei servizi, +0,7%, mentre è decisamete negativo il trend nelle costruzioni, -4,6%.

Un elemento che spesso differenzia le piccole imprese da quelle di maggiori dimensioni è il fatto che tendono a polarizzare le innovazioni adottate, che si concentrano o nel prodotto/servizio (cosa che avviene più spesso) o nel processo, mentre le grandi aziende hanno una maggior propensione a integrare le due forme di innovazione.

L’innovazione rende: sempre nelle PMI, il fatturato imputabile a nuovi prodotti è pari al 38% ed è più che raddopitao rispetto al biennio precedente. L’incidenza è di circa 15 punti superiore a quella registrata nelle medie o grandi aziende.

Sull’altro piatto della bilancia bisogna mettere i costi: le PMI innovatrici sostengono una spesa per addetto pari a 8150 euro, più elevata rispetto alle medie aziende, a quota 7mila321 (differenza di circa 800 euro) e alle grandi, 7mila 660 euro (differenza di circa 500 euro).

Infine, le politiche pubbliche a favore dell’innovazione: in generale i contributi che arrivano dalle amministrazioni locali tendono a privilegiare le PMI, mentre quelli nazionali vanno più spesso alle grandi aziende. Abbastanza equilibrata la distribuzione dei sussidi Ue.