Sebbene la Cgil non abbia firmato, Governo e parti sociali si sono impegnati a fare decollare l’accordo sulla produttività in Italia. Il premier Mario Monti ha messo sul tavolo un assegno di oltre 2 miliardi di euro per la defiscalizzazione del salario di produttività , altrimenti bloccati senza intesa siglata.
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Risultato: aumenti salariali legati alla produttività , organizzazione del lavoro e orari flessibili, spazio a demansionamento e videosorveglianza dei dipendenti. Ma secondo la Cgil l’accordo causerà maggiore recessione.
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Retribuzioni e performance aziendali
Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti saranno sempre più legate alle performance aziendali. In pratica sarà come essere azionisti dell'impresa per cui si lavora: maggiori saranno gli utili, più generose saranno le retribuzioni. E non è riprovevole tale provvedimento tenendo conto che la Germania, che adotta questo modello da diverso tempo, è la prima della classe. Nei prossimi giorni assisteremo alla nascita di un provvedimento per la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.
Defiscalizzazioni
L'accordo fra Governo e parti sociali ha permesso lo stanziamento di 2,1 miliardi di euro in tre anni per sostenere i salari di produttività . Non sarà una defiscalizzazione a pioggia, come ha precisato il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, piuttosto verranno premiati gli accordi in grado di generare davvero una maggiore produttività .
Flessibilità e demansionamento
Il tema della flessibilità , invece, può rappresentare una grande incognita: se flessibilità continuerà ad essere sinonimo di precarietà avremo veramente sbagliato tutto. Si dovrà , inoltre, tenere conto che sarà possibile demansionare un dipendente pagandolo di meno.
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Le posizioni della Cgil
Secondo il leader della Cgil, Susanna Camusso, l'intesa raggiunta riguarda solo una platea di circa due milioni di lavoratori. Il provvedimento, quindi, resterebbe inefficace per altri 16 milioni, i quali andranno incontro ad un abbassamento dei salari reali. La sua proposta era quella di detassare le tredicesime per rilanciare i consumi, soluzione immediatamente cassata dal premier per via delle attuali condizioni della finanza pubblica.