Le nuove tecnologie non sempre hanno un impatto positivo sulle relazioni lavorative: è Ron Ashkenas, in un articolo apparso su Harvard Business Review, a sottolinearne i rischi.
Il rispetto sul posto di lavoro oggi non è scontato e la responsabilità sarebbe da ascriversi anche ai cambiamenti indotti dalla rivoluzione digitale. Vediamo perché.
In passato la maggior parte dei rapporti di lavoro si risolveva nella comunicazione faccia-a-faccia (in ufficio, in fabbrica, nei meeting): queste interazioni favorivano un livello minimo di educazione che, nella realtà odierna, non sempre permane.
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La comunicazione face-to-face diventa meno frequente, sostituita dalla comunicazione digitale: email, chat e tele/video-conferenze hanno sostituito hanno ridotto gli stimoli alla socializzazione in quanto gran parte dell’attività lavorativa si svolge in maniera impersonale senza contatto diretto. Questo può tradursi in una minore pressione nei confronti delle convenzioni sociali.
Due studi recenti vengono chiamati a suffragare questa analisi. Il primo, della University of Michigan, costatando che gli studenti universitari di oggi hanno una attitudine meno empatica delle generazioni precedenti, ha rintracciato la causa nella dipendenza dalla comunicazione digitale.
Il secondo, della Duke University, ha invece scoperto analizzato le reti sociali statunitensi in rapporto alle relazioni personali: molti datori di lavoro si sono resi conto che rispetto e cortesia sono sempre meno di casa nei luoghi lavorativi, mentre le cattive maniere in ufficio vengono alimentate dalla crescente tensione e dallo stress.
La questione, consiglia Ron Ashkenas, va affrontata apertamente con il personale. La maggior parte delle persone vuole lavorare con colleghi che usano modi gentili e rispettosi. Ma ai nostri tempi è necessario fare di più e sforzarsi perché le intenzioni si traducano in realtà .