L’imprenditoria italiana è complessa e multiforme: ci sono imprese che falliscono, altre che resistono, altre ancora che vengono rilevate dai dipendenti e riescono a sconfiggere la crisi.
Il successo o il fallimento di un'impresa, soprattutto nei periodi di recessione economica, dipende solo da un fattore: la capacità di rinnovarsi.
Molti imprenditori sono convinti che l'unico responsabile del successo o del fallimento di un'impresa sia il capitale: più è capitalizzata l'impresa maggiori saranno le probabilità di vincere la crisi. Per quanto sia condivisibile l’assunto che cash is king, in molti casi ad incidere sul futuro delle imprese è anche e soprattutto la capacità dell’imprenditore di fare innovazione.
Prendiamo ad esempio la Kodak: gli eredi Gorge Kodak molto probabilmente hanno sottovalutato quello che per la propria azienda avrebbe rappresentato una seria minaccia: il progresso. E così hanno mantenuto intatto il core business mostrandosi fedeli alla tradizione ma non alla domanda.
Adeguarsi alle dinamiche di mercato avrebbe significato scongiurare il requiem all'inizio del 2012.
la verità è che un imprenditore innovativo e innovatore può rappresentare una seria minaccia persino per i giganti: le imprese devono essere capaci di avviare nuove linee di business anche impiegando personale destinato a ricercare e sviluppare nuove soluzioni.