Carburanti bio per l’occupazione in Italia

di Alessia Valentini

Pubblicato 5 Luglio 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

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Per creare nuova occupazione in Italia, è unanimemente riconosciuto il potenziale della Green Economy, ed oltre alle Rinnovabili il nostro Paese può contare su business innovativi, come è emerso a margine del Greening camp dell’università  Luiss: parliamo della seconda generazione di biocarburanti (biobenzina), ovvero bioetanolo sfruttando i residui agricoli.

Il primo stabilimento a Crescentino nel Vercellese dedicato alla produzione di bioetanolo con tecnologia Proesa – frutto di una precisa metodologia sviluppata nello stabilimento di ricerca di Rivalta Scrivia – conta 250 ricercatori. Il nuovo impianto è in grado di produrre il 5% della domanda italiana, utilizzando la cellulosa dei residui agricoli solitamente abbandonati come rifiuti.

E’ già  stato aperto a Tortona il primo distributore di questo tipo di carburante, ed il resto del mondo per ora ci segue: poter giocare d'anticipo nell'adozione dei biocarburanti consente risparmi importanti e potrebbe dare lavoro a 30.000 addetti negli impianti interessati e all'industria meccanica.

Per raggiungere l'obiettivo, ci si aspetta che lo Stato fornisca tempi certi e rassicurazioni agli investitori e ovviamente stringa collaborazioni importanti con le università  ed i centri di ricerca magari scongiurando anche la fuga dei cervelli italiani che qui continuano a non avere spazi, risorse e le meritate attenzioni del grande pubblico consumatore.