L’avvento della riforma del lavoro del ministro del Welfare Elsa Fornero ha introdotto importanti novità in tema di licenziamenti. Un aspetto meno noto della riforma è l’introduzione della cosiddetta tassa sui licenziamenti, un balzello che le imprese saranno costrette a pagare per cessare, prima del tempo, il rapporto di collaborazione con il proprio dipendente.
Si tratti di voci ci costo giustificati dalla necessità di reperire in fretta i fondi per i nuovi ammortizzatori sociali (Aspi e, in minor parte, mini Aspi), che verranno applicati in via proporzionale all’anzianità di servizio del lavoratore.
Al finanziamento “ordinario” degli ammortizzatori sociali – stabilito attraverso l’applicazione di un’aliquota contributiva dell’1,31% a carico delle imprese e dell’aliquota contributiva dell’1,4% della retribuzione imponibile per i soli contratti di lavoro a tempo determinato – è infatti previsto un ulteriore contributo, analogo a quello odierno per l’accesso al regime delle prestazioni di mobilità , da applicarsi a tutti i datori di lavoro in caso di interruzione del rapporto a tempo indeterminato per causa diversa dalle dimissioni.
In altri termini, oltre a dover far fronte a quanto stabilito con il rivisitato Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, le imprese – per interrompere una relazione lavorativa – dovranno altresì provvedere a pagare un balzello aggiuntivo nei confronti dell’INPS, andando in tal modo a contribuire alla pianificazione dei sistemi di ammortizzazione sociale.
Ma a quanto ammonta il contributo addizionale così stabilito? In termini estremamente sintetici, la tassa equivale alla metà dell’indennità Aspi da corrispondere al dipendente, nel caso di anzianità aziendale di 12 mesi. Pertanto, se il dipendente percepisce una retribuzione mensile e viene licenziato dopo 12 mesi, percepirà un’indennità Aspi pari a 750 euro (cioè, al 75% della sua retribuzione media); ne conseguirà una “tassa sul licenziamento” pari a 375 euro.
Ovviamente, il calcolo proporzionale sopra utilizzato per semplificare la quantificazione della tassa va moltiplicato per il numero di anni, fino al terzo. Pertanto, sempre nell’ipotesi del dipendente sopra ricordato, la tassa sul licenziamento sarà pari a 750 euro in caso di anzianità aziendale di 2 anni, e 1.125 euro in caso di anzianità aziendale di 3 anni o superiore.
Le tasse sopra ricordate si riferiscono alle ipotesi di licenziamento individuale: per il licenziamento collettivo, l’importo va triplicato.