E’ colpa o merito degli Enti Pubblici: se nell'ultimo periodo le PMI italiane stanno riscoprendo il Factoring come strumento finanziario, la causa è da ricercarsi nel fenomeno del ritardo nei pagamenti dalla PA.
Per ottenere liquidità , in pratica, le imprese ricorrono al Factoring come alternativa per fare cassa, attraverso la cessione dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Il Factoring è un contratto stipulato tra un’ azienda e una società specializzata – chiamata factor – tramite il quale si realizza la cessione di un credito esistente o futuro compresi quelli di natura fiscale.
In pratica il factor eroga all'impresa un’anticipazione proporzionale al credito esigibile. In questo modo l’impresa non solo ha un'immediata liquidità ma è sollevata da tutti quegli adempimenti amministrativi – e talvolta legali – legati alla riscossione o al recupero del credito.
Attenzione però, perché esistono casi in cui il rischio sul mancato incasso delle somme rimane a carico dell’impresa: è il caso della cosiddetta cessione pro solvendo ossia salvo buon fine. In questo caso il soggetto che cede il credito rimane coinvolto qualora il debitore sia insolvente.
L’impresa che richiede la cessione del credito dovrà corrispondere al factor commissione e interessi su quanto anticipato. Il factor, prima di concludere un contratto, effettua una valutazione dell’impresa che cede il credito, la qualità del creditore e del debitore.
Nell’ultimo periodo il ricorso al Factoring è in crescita, anche a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese.
Chi l'avrebbe detto che grazie alla crisi e alla lentezza burocratica si sarebbe avuto lo sviluppo di un settore che fino ad oggi è rimasto in penombra? Eppure questo è quel che sta accadendo al Factoring che, complice la recessione e i ritardati pagamenti pubblici alle aziende private, sta vivendo una stagione vitale.