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Bassi ricavi e perdita sistematica non sono evasione fiscale

di Nicola Santangelo

13 Marzo 2012 14:00

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L'imprenditore può guadagnare meno dei propri dipendenti perché deve rispettare i contratti nazionali collettivi di lavoro. La notizia ha dell'inverosimile eppure proviene da una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Treviso. Vengono a mancare, così, alcuni piccoli dettagli che alimentavano le ipotesi sull'evasione fiscale. Adesso la perdita sistematica potrebbe non essere più evasione fiscale.

Può un imprenditore avere un reddito inferiore ai propri dipendenti? Può lo stesso imprenditore chiudere ripetutamente in rosso la propria attività  senza essere considerato un evasore? La risposta a entrambe le domande è affermativa. O almeno lo è dopo la sentenza n. 12/5/2012 della CTR dello scorso 31 gennaio.

Tutto ebbe inizio a seguito dell'accusa di evasione fiscale da parte dell'Amministrazione Finanziaria ad una parrucchiera. Il Fisco contestava la non congruità  dei ricavi dichiarati rispetto al risultato degli studi di settore e un ingiustificato comportamento in merito allo scarso andamento produttivo dell'impresa. Nello specifico la titolare percepiva meno di alcuni dipendenti regolarmente impiegati nell'attività .

Nel contenzioso la lavoratrice autonoma ha dimostrato che la causa dell'attività  ridotta era da individuarsi principalmente nei problemi di salute regolarmente documentati al Fisco ma da questi sottovalutati e nella necessità  di dover sostituire, a causa della crisi e della inevitabile riduzione del lavoro, una lavoratrice esperta con un'apprendista ancora alle prime armi.

Ma quello che più lascia riflettere è proprio la giustificazione addotta dalla imprenditrice circa il reddito inferiore a quello dei propri dipendenti. La tesi proposta affermava che tale situazione, per quanto improbabile, non era impossibile se si considerava che lo stipendio dei dipendenti non può essere inferiore ad una certa soglia regolarmente stabilita dal contratto collettivo nazionale di riferimento.

Il principio è stato così accolto dalla Commissione Tributaria Provinciale di Treviso la quale ha previsto che gli andamenti scarsamente produttivi possono essere sia l'effetto di scelte sbagliate da parte dell'imprenditore sia di pessime condizioni di salute del titolare. Ha evidenziato, inoltre, come non possa essere ipotizzabile, nonostante l'andamento negativo delle entrate, chiudere l'attività  d'impresa per dedicarsi ad una nuova occupazione.