Stop alle scritture contabili per professionisti e imprese in contabilità semplificata: detto così pare una invidiabile agevolazione a favore dei più piccoli, tuttavia la normativa non finisce qui poiché in cambio impone pagamenti solo con strumenti tracciabili. E a conti fatti non sembrerebbe una vera semplificazione: vediamo perché.
A prevedere l'agevolazione è la legge di stabilità 2012 che, nello specifico, dispone che le ditte individuali e le società di persone in contabilità semplificata nonché i professionisti possano sostituire gli estratti conto bancari alla tenuta delle scritture contabili qualora effettuino esclusivamente operazioni con incassi e pagamenti interamente tracciabili.
Abolire, quindi, tutti i pagamenti in contanti in cambio di ricevute bancarie, carte di credito, carte prepagate o di debito, bonifici e assegni bancari o circolari. Lo scopo della normativa, come noto, è quello di limitare la circolazione del denaro contante poiché molto più esposto a rischi di evasione fiscale. Il vantaggio che l'impresa potrà trarne sta nell'esonero dalle formalità delle registrazioni contabili nei registri Iva e dei corrispettivi e, per i lavoratori autonomi che hanno optato per la contabilità ordinaria, del registro cronologico dei componenti di reddito, delle movimentazioni finanziarie e del libro dei beni ammortizzabili (già facoltativo in base al DPR 435/2001, articolo 16).
Niente più sanzioni, quindi, per l'omessa o irregolare tenuta della contabilità purché, lo ripetiamo, si abolisca il contante.
In realtà questa normativa non sembra tanto una semplificazione poiché da una parte si obbligano le Pmi e i professionisti a fare a meno di una modalità di pagamento che, attualmente in Italia, è una delle più utilizzate (in quanto comoda e non perché, come ha sempre sostenuto il governo, incoraggi l'evasione fiscale) mentre dall'altra si autorizzano a fare a meno di un importante strumento aziendale indispensabile, per certi versi, alla crescita e allo sviluppo dell'impresa. Come faranno, senza le scritture contabili, a verificare l'andamento economico dell'attività , a pianificare gli obiettivi del breve termine e ad analizzare gli scostamenti rispetto al budget?
Per non parlare del calcolo del reddito imponibile Irpef: si potrebbe calcolare la differenza tra entrate e uscite direttamente dall'estratto conto. Già , e il principio di competenza che fine fa? Nella formazione del reddito devono essere considerate anche spese e incassi di competenza dell'esercizio anche se non ancora effettivamente pagati o incassati, pertanto inesistenti in estratto conto. E l'Iva poi? Si potrebbe scorporare l'Iva da ogni incasso rilevato nell'estratto conto. Già , e come la mettiamo con le diverse aliquote che possono essere presenti in fattura?
Insomma, dove sta la semplificazione? Forse, ancora una volta, il governo con il varo della legge di stabilità ha voluto calcare la mano sulla lotta all'evasione fiscale mascherandola da semplificazione per le Pmi? Una cosa del genere non stupirebbe, in fondo non sarebbe la prima volta.