Greenpeace ha pubblicato la tradizionale classifica “Guide to Greener Electronics” al fine di offrire un quadro obiettivo sul livello di inquinamento prodotto oggi dalle aziende tecnologiche e premiare quelle più ambientaliste: rinnovati da quest’anno i parametri di valutazione, così come i nomi delle principali aziende green. I risultati, va subito detto, non regalano la sufficienza a nessuna delle partecipanti…
La meglio classificata (con 5,9 punti su 10) è stata HP, che però non raggiunge la piena sufficienza. Perde lo storico podio Nokia, che presenta carenze nelle strategie di efficienza energetica e la mancata adozione di energie rinnovabili. Greenpeace premia invece la politica di riduzione delle emissioni di HP e la sua attenzione alle politiche ambientali dei fornitori: HP esclude, ad esempio, l’acquisto da aziende connesse con deforestazioni e abbattimenti illegali di alberi.
Dell guadagna il secondo posto della classifica con 5,1 su 10 punti grazie agli obiettivi stringenti autoimpostasi sulla riduzione delle immissioni: -40 entro il 2015, nonostante non appaia molto ferrata sui prodotti verdi.
Apple, un tempo aspramente criticata da Greenpeace, si posiziona ora al quarto posto con 4,6 decimi, penalizzata da una politica debole sul fronte del risparmio energetico.
Seguono in classifica Philips (4.5/10), Sony Ericsson (4,2/10), Samsung (4.1/10) e Lenovo (3.0/10) fino ad arrivare alla quindicesima voce che chiude la lista e che appare associata a Research In Motion (1,6/10); oltre ad un calo nelle vendite e ai recenti problemi legati ai servizi web, il produttore dei famosi Blackberry viene quindi bocciato da Greenpeace per una politica di attenzione verso l’ambiente decisamente criticabile sotto quasi tutti i punti di vista (ad eccezione per l’assenza di materie tossiche nei prodotti).
Lo studio, come dicevamo, ha cambiato sensibilmente i parametri di valutazione rispetto agli anni precedenti. Da quest’anno non vengono infatti valutati solamente i materiali tossici nella catena di produzione e gli sforzi per il riciclo, ma anche l’impatto ambientale; ciò comprende la quantità di emissioni inquinanti nell’ambiente, il tipo di energia utilizzata (verde o tradizionale) nonché l’attenzione alle materie prime e ai fornitori utilizzati
Visti i punteggi ottenuti anche dalle aziende più meritevoli, la strada verso una industria elettronica davvero sostenibile appare purtroppo ancora decisamente lunga; come spiega Greenpeace Italia:
I prodotti elettronici prevedono un impiego intenso di energia e materie prime: la nuova guida mostra come le aziende dell'IT possano fare da apripista, riducendo i propri consumi energetici e utilizzando il loro peso industriale a sostegno di una legislazione più ambiziosa in materia di energia verde
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